Il direttore risponde. Quando l’altro diventa cosa di nessuno in questione c’è la stessa vita comune
Gentile direttore,
domenica “Avvenire” ha pubblicato l’editoriale «A marcia indietro?» del professor Carlo Cardia, che ritengo illuminante. Esso sviluppa una riflessione sui gravissimi rischi che da tempo corrono diritti umani fondamentali, primo fra tutti il diritto alla vita sin dal concepimento. Cardia fa riferimento alla recente risoluzione del Parlamento francese che, a larghissima maggioranza, sollecita l’elevazione dell’aborto a diritto fondamentale: una decisione che lascia attoniti, che stravolge il significato della dignità umana e del rispetto dell’altro, e che pone la vita del concepito solo nelle mani della madre. Si intende la violazione della giustizia che viene compiuta. La giustizia si riferisce all’altro (justitia est ad alterum), ma qui l’altro da rispettare non c’è più: è scomparso, non ha volto d’uomo, è “cosa di nessuno” di cui si può disporre a piacimento. Perde significato l’idea che diritto e giustizia siano a protezione dei deboli. Da trent’anni assistiamo a un processo di imbarbarimento nella comprensione di diversi diritti umani, che palesa un antiumanesimo esplicito e un libertarismo senza ostacoli da parte degli adulti. Ben più della crisi economica questi atteggiamenti minano le basi stesse della vita comune.
Vittorio Possenti