Opinioni

Autovelox e morale. Quando a far «cordata» sono i nuovi imbroglioni

Michele Patriciello venerdì 7 agosto 2009
Mettersi nei panni altrui. Non tutti ne sono capaci. Serve uno sforzo, anche se non è facile. Mettersi nei panni di chi vive in Terra di Lavoro, e paga per peccati che non ha commesso mai. Di chi, figlio di una Repubblica fondata sul lavoro, lavoro non trova. Di chi, costretto a osservar doveri, non riesce a far valere i suoi diritti. E li vede svanire come neve al sole. Giovani senza prospettive, famiglie esperte nell’arte del risparmio, usurai con sempre più clienti... La questione meridionale non è un’invenzione dei furbi. Non è mia intenzione indagarne qui cause e colpe. Basta ripetere ciò che tutti sanno. Prendete una cartina della Campania e segnate con un puntino nero tutti i clan camorristici. Contateli, poi provate a fare qualche conto. Di quante persone è composto un clan? E quante altre ne hanno a carico? Quanto pane occorre per poter sfamare codesti signorotti? Le generazioni vanno e vengono. Gli uomini invecchiano. Il loro posto presto è rimpiazzato. I giovani hanno voglia di spendere e vivere, Internet li mette a contatto con chi è al di là delle Alpi e dell’Oceano. Vogliono essere protagonisti e non gregari. Problemi generazionali. Incomprensioni con chi li mise al mondo, ognuno ha la sua visione della vita. Ma i soldi con cui fare i conti son veramente pochi, e le esigenze tante. Chi nel suo bagaglio ha famiglia, fede e ideali stringe i denti in attesa di tempi migliori. Gli altri, quelli dalla tolleranza zero, impazienti e pasticcioni, bruciano tempo e vita. Tutti dicono «emergenza educativa». Vero. Occorre arrivare presto, arrivare in tempo, mettersi insieme. Fare cordata. Genitori e insegnanti, sindaci e sacerdoti, politica e giornali. Cordata: badare a sé stessi e all’altro. Si vive o si muore insieme. Agosto per tanti non è il mese del riposo, ma il nemico da cui difendersi. I nostri paesi, in questo tempo, non sono deserti. Ci sono tanti che per le vacanze non sono partiti. A partire son sempre gli stessi. Ci si arrangia con la gita fuori porta. Ci sono zone belle, fresche, nell’alto Casertano, là dove la Campania saluta il Lazio. Con pochi soldi è possibile rinfrancarsi anche solo per un giorno, poi si riprenderà con più vigore. Basta un’oretta di viaggio, ma in agguato c’è uno strano lupo. Che succede? Si viene minacciati? Taglieggiati? No. Ascoltate. Campania: 200 indagati. Camorristi, mafiosi? Nient’affatto. Come altrove in Italia, sotto inchiesta sono finiti amministratori locali, comandanti dei vigili e titolari delle ditte installatrici di autovelox: amici di cordata, dunque. Autovelox truccati, gestiti da imbroglioni. Una pacchia disonesta ai danni degli automobilisti ignari. C’è da allibire. Erano poche da noi le iene da tenere a bada da mattina a sera. A quelle tradizionali se ne aggiungono altre, meno vistose, camuffate di legalità. Leggo nel Salmo: «Se mi avesse insultato un nemico, l’avrei sopportato... ma sei tu mio compagno, mio amico e confidente, ci legava una dolce amicizia...». È vero che certe notizie fanno male. Sistemi nati per difendere gli onesti da prepotenti e stupidi trasformati in incubo per tutti. Mettersi nei panni altrui? Vogliamo farlo tutti. Vogliamo farlo sempre. Di certo per i campani, con famiglia a carico e paga striminzita in tasca, sono davvero tempi difficili. Occorre un supplemento di speranza. Questa volta mi viene alla mente Charles Peguy: «Il Creatore ha bisogno della sua creatura... Non può far nulla senza di essa. È come un re che avesse abdicato nelle mani di ognuno dei suoi sudditi. Dio ha bisogno di noi...». Ha bisogno di noi. I campi sono arati, diamoci da fare. Riprendiamo a seminare, malgrado certe notizie continuino a farci male.