Botta e risposta. «Quali resoconti sulle raccolte fondi?» Ci sono e pubblicati, però...
Gentile direttore,
da tempo le raccolte fondi per iniziative umanitarie (ricerche, aiuti per terremoti, eventi naturali, associazioni varie, onlus) sono all’ordine del giorno: le richieste sono accolte con assiduo spirito di solidarietà da innumerevoli persone più o meno abbienti. Anche il recente terremoto nell’Italia Centrale ha mobilitato tantissimi, dal Nord al Sud, che, oltre al contributo monetario, hanno dato tempo, fatica, energie andando nei luoghi colpiti con un impeto veramente evangelico, di condivisione e di amore per chi soffre. Non mi risulta, però, che nessuna organizzazione e associazione, sia da parte di privati, sia da parte dello Stato, si impegni a dare un resoconto chiaro e comprensibile, accompagnato da documentazioni e foto, di come sono state usate queste somme, spesso molto importanti e generose. Può darsi che io non ne sia al corrente, ma questo dato, questo resoconto, darebbe ancora più slancio ai donatori... In un mondo di gente che si approfitta di soldi pubblici con estrema facilità e noncuranza, usandoli per i propri interessi, a volte è comprensibile il dubbio. Dove andranno a finire gli aiuti? Arriveranno a chi veramente ha bisogno? Da parte mia continuerò a donare ciò che potrò e continuerò a sperare nella buona fede di chi gestisce questi aiuti, destinati a chi ne ha veramente bisogno. Con stima
Giovanna Boati Motta Paderno d’Adda (Lc)
Lei pone una questione seria, gentile signora Boati. E io accolgo volentieri l’invito del direttore a risponderle, perché la fiducia nella buona fede altrui è indispensabile quando si decide di donare, e l’esperienza insegna che sarebbe sicuramente opportuna una maggiore trasparenza delle rendicontazioni per evitare brutte sorprese. Non siamo, comunque, all’anno zero per quanto riguarda la rendicontazione delle offerte e del loro utilizzo. Magari avviene solo su siti internet istituzionali, ma è più frequente di quanto si creda. Anche perché i media nazionali e locali quando si fanno promotori di pubbliche sottoscrizioni spesso scelgono di destinare i proventi della raccolta a Ong e enti Non Profit seri e strutturati. La Chiesa italiana, dal canto suo, ha adottato da anni la linea della rendicontazione trasparente sia della raccolta sia della destinazione delle offerte negli organismi che promuove o che sono a lei collegati. Ad esempio, la Caritas italiana ha diffuso ieri, in un comunicato, i dati sull’ammontare di quanto raccolto per il terremoto in Centro Italia: 21,6 milioni, un milione dei quali messo a disposizione dalla Cei. La destinazione è da definire dopo l’ascolto delle esigenze delle comunità colpite, secondo il metodo che la Caritas usa nelle risposte a tutte le calamità e che poi rende pienamente pubblica. Anche sul sito del Dipartimento della Protezione Civile, per parlare anche dell’ente statale per eccellenza, si legge che al 19 gennaio, tramite bonifici su conto corrente, sono stati raccolti 8.081.217,63 euro. Mentre il Numero solidale dello stesso Dipartimento, che è stato pubblicizzato su diversi media per la ricostruzione e la messa in sicurezza degli edifici scolastici delle regioni Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo coinvolgendo le principali compagnie telefoniche, ha raccolto in una prima fase oltre 15 milioni di euro. Con la seconda attivazione del numero solidale, a seguito alle scosse del 26 e del 30 ottobre, sono stati raccolti, fino al 30 novembre, 4.415.294,00 euro. Al 19 gennaio, tramite il numero solidale 45500 riattivato il 31 dicembre, sono stati raccolti 1.712.552,00 euro. Come vede i numeri ci sono, basta cercare e aver voglia di comunicarli. Per parte nostra vedremo e controlleremo anche in questa occasione come saranno utilizzati i fondi raccolti. Certo, da parte dei media serve uno sforzo supplementare per trovare le informazioni (ma non è difficile, come abbiamo visto) e trasformarle in notizie, ma purtroppo è prassi in diverse redazioni pensare che solo ciò che fa scandalo abbia dignità di notizia: se i fondi vengono spesi male, si fa un titolone; se vengono usati bene, si stende un velo di silenzio. È questo l’atteggiamento che bisogna saper capovolgere. Informare in ogni caso sull’esito di tali iniziative dovrebbe diventare costume diffuso, perché così facendo, oltre a rendere un servizio a tanti lettori, si diffonde un bene sempre più prezioso: la fiducia nel prossimo e nella solidarietà.