Il direttore risponde. «Quali argini per l’anticlericalismo in Rai?»
Luca, Verona
Caro Direttore, le segnalo una trasmissione andata in onda sul primo canale di Radio Rai, in cui l’attrice Veronica Pivetti e Gianni Boncompagni, senza contraddittorio e con il placet del conduttore, hanno riversato tante contumelie sulla religione cattolica. Da rabbrividire per lo schifo.Lina
Purtroppo, cari lettori, stiamo abituandoci al semplicismo della chiacchiera in libertà, il più delle volte malevola e prevenuta. Mai come in questi ultimi mesi non solo le idee, le posizioni e le scelte dei credenti ma la stessa Chiesa e la figura del Papa sono state oggetto di attacchi e di acredine: una riprova di quanto sia duro a morire un certo anticlericalismo che da sempre intossica la società italiana. Con questa cultura, o meglio subcultura, temo che dovremo giocoforza convivere. Dispiace però che simili tesi grossolane vengano agitate in una trasmissione mandata in onda a cura del servizio pubblico, che dovrebbe essere garanzia, oltre che di equilibrio, anche di una conduzione giornalistica equilibrata, mai subdolamente faziosa, né tanto meno irridente. È vero che, considerata la fisionomia degli invitati al microfono, non c’era da attendersi molto riguardo la loro capacità di andare al di là della mera goliardia, grazie alla quale, peraltro, uno di loro ha fatto durevole fortuna in Rai. Altra cosa è la responsabilità del conduttore. Infatti ci si aspetterebbe da un collega di valore e di lunga esperienza, quale Giorgio Dell’Arti, che nello svolgere il proprio ruolo – senza scomodare parole impegnative quali pluralismo e democrazia – desse però prova di quella elementare imparzialità che non significa non avere un punto di vista netto e convinto, ma nell’avere cura che esso non risulti alla fine imposto, senza spazio per interrogativi, dubbi, posizioni, distinguo che interpretino chi la pensa diversamente, soprattutto quando in ballo ci sono tematiche sensibili e valori forti. Un impegno questo che dovrebbe essere tassativo quando a pagare sono i contribuenti, che non sono un uditorio ideologicamente schierato, bensì un pubblico composito, con sentimenti diversi, che vanno rispettati anche se non ci piacciono. Ma in certi feudi del servizio pubblico questo pare un pensiero alieno. Spero che questi signori si rendano conto che stanno scherzando col fuoco. I cattolici sono cittadini di questo Stato e sapranno farsi rispettare. Ci auguriamo che le proteste dei nostri lettori per quest’ennesimo offensivo episodio di informazione « pilotata » valgano, tuttavia, a inaugurare una stagione nuova nel confronto ideale, con modi più moderati e – si spera – con una maggiore attenzione, da parte di chi di dovere, a quanto viene dato in pasto al pubblico.