«Qual è il prezzo di un disabile che nasce?» E di una scienza che se lo chiede?
Gentile direttore,
leggere la sua risposta alla lettera di Enrico Viganò intitolata “La vita di Moira, l’attesa di chi la ama si fa appello: dare morte non è libertà” (“Avvenire” di mercoledì 15 febbraio 2017), mi ha indotto ad andare a ripescare un articolo uscito su “la Repubblica” l’11 aprile 2013 in occasione della morte di Robert Edwards (iniziatore del percorso di fecondazione umana artificiale). Allora mi scosse un’affermazione dello scienziato riportata come testuale: «La gente dice che la diagnosi preimpianto è costosa. Ma io rispondo: qual è il prezzo di un bambino disabile che nasce? Qual è il costo che ognuno deve sopportare? È una prova terribile per tutti, e il peso economico per la collettività è immenso. Per una diagnosi preimpianto, a confronto, servono davvero pochi soldi». Mi spaventò, e nello stesso tempo vidi con chiarezza, che quello che ci vendevano come morale e buono era solo una faccenda di costi. Quindi anche l’eutanasia, perché da allora è diventato per me evidente il filo rosso che congiunge tutto questo. E mi stupì che un giornale di sinistra come “la Repubblica” si facesse portavoce del più bieco capitalismo. Stupisce dunque che la politica si occupi più di come organizzare le pratiche di fine vita, che non di come arrivare a un buon fine vita, sostenendo realmente con strutture serie e degne di questo nome e con aiuti economici seri quelle famiglie lasciate quasi completamente sole a gestire problemi – economici e d’altro – enormi?
I semplici fatti che lei, gentile signora Faretina, mette in fila sono più o meno gli stessi che anch’io richiamo da tempo in articoli e in pubblici dibattiti. Ha ragione: tutti coloro che hanno a cuore la nostra umanità, la giustizia e la vera libertà dovrebbero essere scossi da una forte inquietudine a causa dell’acquiescenza di tanta politica anche nelle nostre democrazie “mature” e “sviluppate” alla diffusione di un «alfabeto del progresso» che nel Sud del mondo deve necessariamente cominciare con la lettera “a” di aborto mentre nel Nord del mondo con la lettera “a” di autodeterminazione assoluta, nel senso di eutanasia, ovvero di «morte a comando». Dovrebbe insospettire, mobilitare e incitare a civile resistenza il fatto che – cito me stesso – ci assedia ormai strettamente un’«ideologia plumbea che associa sempre di più alla morte e non alla vita l’idea di diritto e di libertà». E dovrebbe far ragionare tanti cittadini d’Italia e del mondo, uso proprio la sua espressione, il «filo rosso che congiunge tutto questo»: una chiara e rivoltante questione di costi, di soldi spesi e incassati, di affari organizzati. Non smetto di credere che l’auspicabile, vasto ed efficace sussulto di consapevolezza arriverà, prima o poi. E assieme ai miei bravissimi colleghi non smetto di impegnarmi perché questo avvenga presto. Il problema, infatti, è che più tardi il sussulto arriverà più le vittime dell’indifferenza e dello scarto continueranno a moltiplicarsi. Per gli «imperfetti», per nascita o per sopravvenuta infermità o disabilità non sembra esserci posto o anche solo riconoscimento di «dignità» in un mondo dove si venerano come “saggi” scienziati capaci di farsi le terribili domande di Robert Edwards: «Qual è il prezzo di un bambino disabile che nasce? Qual è il costo che ognuno deve sopportare?». La verità è che il giornalista che raccoglie simili affermazioni dovrebbe sapersi chiedere, per conto di chi le leggerà, quale sia il prezzo di questa scienza, e del controumanesimo così spietato e repulsivo che la ispira e la nobilita. Nessun uomo e nessuna donna hanno prezzo, e nessuna bambina e nessun bambino. E nessun costo rende la vita indegna di essere vissuta, curata, rispettata. I signori di «questa economia che uccide» e dei bilanci pubblici nei quali i numeri contano in assoluto più delle persone, i falsi profeti delle libertà senz’anima e dell’egoismo soprannominato «ordine» possono e potranno provare ad attutire anche la nostra voce, ma non arriveranno mai a farci tacere e acconsentire. E soprattutto non riusciranno a smentirci. Nessuna vita, che si creda o meno, può essere ridotta al suo costo e in base a questo decisa e recisa.