Opinioni

Dopo 244 anni i 32 volumi della "Britannica" emigrano in Rete. Punto e a capo online per l’enciclopedia più famosa

Giuseppe O. Longo giovedì 15 marzo 2012
Chi desidera comprare l’edizione 2010 dell’Enciclopedia Britannica, con i suoi 32 volumi del peso complessivo di 58,5 chilogrammi, può trovarla per 1.000 euro (che non è poi tanto, visti la mole, il prestigio e la tradizione di questo monumento della cultura). Ma si affretti. Infatti questa edizione sarà l’ultima su carta: poi la Britannica sarà solo online. Il presidente dell’enciclopedia, Jorge Cauz, ha scritto sul blog ufficiale: «Da 244 anni gli spessi volumi dell’Encyclopaedia Britannica troneggiano sugli scaffali di case, biblioteche e uffici di tutto il mondo, fonte di sapere e garanzia di sicurezza per i possessori. Sono stati sempre lì, un anno dopo l’altro. Dal 1768. Ogni giorno. Ma non per sempre. Oggi abbiamo annunciato che l’attuale edizione a stampa in 32 volumi sarà l’ultima. Un evento storico? In un certo senso sì, visto che l’età dell’opera sfiora il quarto di millennio. Ma in una prospettiva più ampia si tratta di una delle tante date che segnano l’evoluzione della cultura umana. In primo luogo l’enciclopedia vivrà in forma digitale: più ampia, più ricca e più vibrante. E poi noi editori vogliamo essere al servizio della conoscenza e dell’apprendimento anche nell’era digitale. Invito i lettori di questo blog a esaminare la Britannica Online: possono farlo gratis per tutta una settimana a partire da oggi». Sì, perché tra una settimana ci si potrà abbonare al servizio di consultazione per 70 dollari l’anno. Quali sono i motivi di questa clamorosa decisione? Da una parte vi sono ragioni economiche: soltanto ottomila delle dodicimila copie dell’edizione 2010 sono state vendute, ma già da diversi anni il settore era in crisi. Secondo il New York Times, la vendita delle copie su carta era in calo progressivo dalla fine degli anni 90 del secolo scorso e oggi porta solo l’1% degli introiti, mentre gli abbonamenti al portale web (si parla di 100 milioni in tutto il mondo) rappresentano già il 15%. Il resto dei proventi deriva da progetti educativi, servizi di consulenza e pubblicità. Anche se alla fine degli anni 90 la Britannica aveva affiancato all’edizione cartacea un sito internet, che è andato acquistando sempre più importanza, la decisione di oggi è comunque storica. Accanto alle ragioni economiche ve ne sono altre, legate alla concorrenza, soprattutto di Wikipedia, l’enciclopedia online che è continuamente aggiornata senza fatica, mentre l’aggiornamento di un mastodonte cartaceo come la Britannica poteva essere fatto soltanto da un’edizione alla successiva: è il destino delle enciclopedie, dei dizionari, degli atlanti, che appena stampati sono già vecchi: viene in mente Sisifo... E poi c’è la praticità: la consultazione di un’opera online è rapidissima e porta il risultato direttamente sullo schermo, mentre la consultazione di un’enciclopedia cartacea è laboriosa e anche faticosa (i volumoni pesano...). I tradizionalisti hanno sempre sostenuto che le informazioni fornite da Wikipedia non sono molto attendibili, mentre l’autorevolezza della Britannica è fuori discussione. Nel 2005, tuttavia, Nature pubblicò uno studio secondo il quale se Wikipedia conteneva in media quattro errori per articolo, la Britannica ne conteneva tre. Naturalmente lo studio fece divampare la polemica. Ma dal 2005 i contenuti di Wikipedia sono più o meno raddoppiati e qualcuno, per esempio il revisore volontario Sven Manguard, ha cominciato a denunciare un certo scadimento della qualità degli articoli: molti mancano di bibliografia, non dichiarano le fonti, peccano di parzialità... È storia vecchia: la quantità va spesso a scapito della qualità. Ma se la qualità, grazie ai minori costi dell’editoria elettronica, diventa a buon mercato, tutto si rimette in discussione. In ogni caso, una nuova era si sta aprendo.