Asilo e tribunali. Protezione internazionale cinque proposte anti-arretrato
Caro direttore,
l’inchiesta di 'Avvenire', curata da Vincenzo R. Spagnolo, sull’imponente arretrato che grava sulle sezioni dei tribunali che si occupano di ricorsi in materia di Protezione Internazionale denuncia un problema reale. Sulla questione, come presidenti di sezione, abbiamo formulato alcune proposte concrete, con spirito costruttivo, nell’ambito della collaborazione istituzionale con il Csm e il Ministero della Giustizia, utili a consentire lo smaltimento dell’arretrato e il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr. Il contenzioso in materia di protezione internazionale ha una incidenza significativa sull’intero contenzioso dei Tribunali distrettuali e concerne i diritti fondamentali delle persone migranti, che richiedono una risposta celere e qualitativamente elevata. La costituzione delle Sezioni specializzate, in assenza di risorse strutturali per un problema che non può essere affrontato solo in sede emergenziale, rischia di tradursi in una denegazione dei diritti fondamentali riconosciuti dalla nostra Costituzione e dalle Convenzioni internazionali. In tale contesto l’attuale durata di almeno tre anni del processo in primo grado si traduce, di fatto, in una negazione in radice della tutela del diritto di asilo.
Il Pnrr rappresenta un’eccezionale opportunità per consentire alla giurisdizione di rispondere in maniera efficace anche alla domanda di giustizia proveniente da queste persone vulnerabili. Le risorse necessarie non sono eccessive, ma possono produrre un effetto virtuoso in termini di celerità e qualità delle decisioni. Attualmente, anche per i contrastanti orientamenti giurisprudenziali e per interventi legislativi non sempre 'univoci e coerenti', vi è non solo un problema di celerità delle decisioni, ma anche di stabilità delle pronunce giurisdizionali, non potendosi ritenere più tollerabile 'lasciare nel limbo' la persona migrante – anche per diversi anni – in assenza di un valido e stabile titolo di soggiorno nel nostro Paese per l’intera durata del processo giurisdizionale (primo grado-cassazione). Le risorse attualmente destinate a tale settore sono risultate ampiamente insufficienti o addirittura inesistenti. E i dati statistici descrivono una situazione drammatica: dai 16.280 fascicoli di inizio 2016 ai circa 100.000 di fine 2019 e fine 2020.
La conseguenza è un aumento medio della durata dei processi: rispetto al temine di legge di 120 giorni; a fine 2020 la durata prognostica di un procedimento di protezione internazionale era di circa 10 volte superiore e il dato è in prevedibile crescita. Nei tribunali di Roma, Milano, Bologna, Napoli e Venezia si concentra il 52,8% dei procedimenti contenziosi pendenti. In alcune di queste sedi si registra il dato più elevato del disposition time (durata prognostica oltre i cinque anni). Il settore immigrazione risulta quindi essere il principale ostacolo alla realizzazione degli obiettivi del Pnrr per la giustizia civile. Il Piano prevede, infatti, una riduzione del disposition time del 40%. Per contribuire ad affrontare la situazione, i presidenti delle sezioni specializzate di Bologna, Brescia, Genova, Milano, Napoli , Roma, Torino e Trieste hanno formulato alcune proposte, tra le quali quelle che segueno.
1) Le 26 sezioni specializzate sono state istituite nel 2017 a 'costo zero' cioè «nell’ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili». Ciò ha comportato un’inevitabile sottrazione di giudici da altri settori. Occorre quindi provvedere a un incremento delle piante organiche nei tribunali distrettuali, con destinazione di magistrati destinati in via esclusiva alle sezioni specializzate, in proporzione alle pendenze.
2) In considerazione dell’elevato ricorso al patrocinio a spese dello Stato, occorre rendere operativa la specializzazione degli avvocati che patrocinano i ricorsi di immigrazione e incentivare il patrocinio 'pro bono' da parte degli studi legali, prevedendo in loro favore agevolazioni fiscali.
3) Le risorse debbono essere orientate sulla base dei dati del contenzioso arretrato, perché non tutte le sezioni si trovano nella stessa situazione.
4) È necessario aumentare il numero dei magistrati extradistrettuali e creare un tavolo tecnico permanente tra Ministero della Giustizia e Ministero dell’Interno per un costante confronto, nel rispetto delle prerogative di ciascuna amministrazione, sull’andamento dei flussi, sul monitoraggio del contenzioso e sulle principali questioni interpretative.
5) È utile intervenire sui software utilizzati dalle sezioni specializzate per permettere l’inserimento al momento del deposito del ricorso dei dati disaggregati – nazionalità, regione di provenienza, genere, se si tratta o meno di domanda reiterata – che agevolino l’ufficio giudiziario nello studio preliminare del procedimento.
Sono solo alcune proposte concrete, formulate come detto con spirito costruttivo, che abbiamo inviato all’amministrazione della giustizia e che intendiamo – scrivendo a lei, gentile direttore – mettere a conoscenza del suo giornale e dei suoi lettori.
Matilde Betti è presidente sezione di Bologna Luciana Sangiovanni è presidente sezione di Roma