Opinioni

Seggiolini salva-bambini (e altri errori). Proteggere i piccoli senza ossessione

Daniele Novara mercoledì 27 novembre 2019

La vita dei genitori italiani viene continuamente assillata da incombenze e prescrizioni incalzanti, e spesso al limite dell’impossibilità, con lo scopo di garantire la sicurezza assoluta ai bambini. Scrivo e documento da tempo che la politica e la burocrazia sono spasmodicamente impegnate a rendere la vita delle famiglie con figli sempre più impervia e impraticabile. Specie negli ultimi 20 anni, ma tanto più negli ultimi 10, le norme del nostro Paese non si sono fatte mancare nulla. Si è trasformata la legge sull’inclusione scolastica, una delle migliori al mondo, in una inesorabile caccia a ogni sorta di disturbo infantile, in genere falsi positivi legati all’immaturità dei bambini per trasformarli in soggetti neurocertificati al fine di avere presunte facilitazioni, diritti e quant’altro, caricandoli, nel frattempo, di etichette pregiudiziali che possono compromettere l’emergere delle loro risorse. Se solo si avesse il tempo di aspettare...

Le scuole hanno fatto della sicurezza un Moloc dispotico e totalizzante: bambini che, benché piccolissimi, di prima o seconda elementare, devono fare l’intervallo in classe perché il loro movimento viene percepito come pericoloso e i cortili scolastici sono quasi abbandonati e comunque ridotti a un piattume davvero mortificante per lo sviluppo infantile.

Due anni fa, abbiamo dovuto subire l’incredibile vicenda della direttiva ministeriale che imponeva ai genitori di ritirare a scuola i figli fino alla terza media. Una norma grottesca che fece divertire tutta Europa e che, fortunatamente, venne poi mitigata da inevitabili correzioni. L’anno scorso, la legge sulle telecamere a scuola per controllare nientemeno che gli insegnanti, nella logica che i bambini sarebbero sistematicamente in pericolo proprio a causa delle persone che, viceversa, dovrebbero accudirli e proteggerli.

E infine, è arrivata anche la legge sui seggiolini antiabbandono per i piccoli fino a 4 anni. L’Italia è l’unico Paese al mondo a dotarsi di questa normativa. Sarà la strada giusta? Mi permetto di avanzare dei seri dubbi con la possibilità che si tratti di un vero e proprio equivoco. La legge nasce da alcuni drammatici incidenti occorsi negli ultimi anni a quasi una decina di genitori italiani con conseguenze mortali per i piccolissimi, lasciati per ore in auto sotto il sole cocente.

In tutte queste situazioni, la politica, le istituzioni e la burocrazia scelgono imperterrite di sviluppare incombenze nei confronti dei genitori piuttosto che aiutarli nella gestione dei figli, nel sostegno educativo e nell’informazione corretta da tutti i punti di vista. Crescere i figli e educarli diventa sempre più complicato. Il calo demografico, e non solo, è la testimonianza che, a livello sociale e politico, stiamo percorrendo la strada sbagliata.

Invece di aiutare i genitori semplificando il loro ruolo, specie sul piano educativo, lo si aggrava cercando sempre nuovi pretesti per imporre dispositivi e ogni sorta di prescrizione come se il genitore stesso, in partenza, fosse un pericolo per i propri figli. Così non ce la possiamo fare.

La norma sui seggiolini non ha nessuna base pedagogica ed è impensabile creare leggi su misura di ogni singola situazione. Tre anni fa, un genitore separato, arrabbiato con la ex che lo aveva lasciato, fece esplodere la casa dove dormiva quella notte con i propri figli. Uccidendoli. Non possiamo creare un dispositivo antigas per evitare queste esplosioni, così come non possiamo del tutto evitare un omicidio come quello di Cogne, che pure presenta dati ben più rilevanti che non i seggiolini in auto. In altre parole, come si può anche solo pensare di mettere l’esistenza dei bambini e dei loro genitori totalmente sottovuoto, sotto controllo, sotto balia o sotto tutela? I genitori rischiano di perdere fiducia nelle loro capacità e i bambini di fare una vita sempre più innaturale, dove finiranno con l’ammalarsi di disturbi emotivi e comportamentali in maniera esponenziale, stressando il sistema neuropsichiatrico infantile e tutti i suoi correlati, con costi sociali enormi.

Bisogna invece tornare a credere che educare i figli sia possibile, che i bambini devono trascorrere tempo insieme ai loro coetanei, giocando anche nella Natura, che dobbiamo continuare a guardare il bicchiere mezzo pieno senza la necessità di uno Stato così dispotico che pretende dai genitori un controllo così ossessivo sui figli.

Pedagogista