L'intervento. Primo: battere le disuguaglianze (anche con il buon uso del Pnrr)
Gentile direttore,
se mai ce ne fosse stato bisogno, il nuovo report sulle disuguaglianze mondiali World Inequality Report 2022 ci dà l’ennesima conferma: è la condizione strutturale di disparità tra territori, tra aree urbane, tra fasce sociali il vero problema delle democrazie. I numeri sono chiarissimi, le disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza sono in netto aumento negli ultimi due decenni in tutto il mondo, e anche in Europa: oggi il 10% più ricco nel nostro Continente detiene il 58% della ricchezza totale, mentre il 50% più povero della popolazione ha solo il 4% della ricchezza totale. Se questa voragine, se questa gigantesca fonte di infelicità, di malessere e di solitudine non viene affrontata e combattuta, si mina alla radice la credibilità della democrazia. Prevalgono allora i rancori e gli istinti incendiari.
Lo abbiamo già vissuto nel passato. E lo stiamo vedendo anche oggi: Capitol Hill, così come l’attacco squadrista alla sede della Cgil qui a Roma, sono segnali che ci dovrebbero apparire chiari. Lo sappiamo: è sempre in agguato chi prova a strumentalizzare la rabbia e le paure per propagare una cultura dell’odio che ha come vero obiettivo la democrazia stessa. Questa catena di diseguaglianze, che tocca aspetti diversi della vita individuale e collettiva, è il grande pericolo di quest’epoca, e riguarda l’intero globo. Anche l’Italia. La pandemia è stata un catalizzatore dell’aumento delle disuguaglianze.
Nel nostro Paese nel 2020 le persone in povertà assoluta sono aumentate di oltre 1 milione, raggiungendo i 5,6 milioni, il 9,4% della popolazione, un valore quasi doppio rispetto a 10 anni fa. Una condizione di povertà assoluta che riguarda il 13,5% dei minori italiani. L’Italia sta combattendo. Siamo tutti ovviamente felici, se viene riconosciuto al nostro Paese lo sforzo eccezionale per contenere la pandemia e per avviare la ripresa, come ha fatto in questi giorni una testata autorevole come The Economist.
Questo riconoscimento conferma che l’Italia è sulla strada giusta. Ora è il momento di affrontare i grandi nodi che indeboliscono il Paese. E l’obiettivo primario per l’Italia – come per l’intera Europa – deve essere quello di dimostrare con concretezza e velocità una strada per abbattere le diseguaglianze, per cancellare la condizione di disparità e sofferenza che vivono milioni di persone, soprattutto giovani e donne.
L’Italia è ancora il Paese con la più alta percentuale di giovani 'esclusi' (Neet) in Europa e quello, dopo la Grecia, con il più basso tasso di occupazione femminile. Dunque, bene i segnali di vivacità e di ripresa sul fronte del lavoro, dell’economia, del Pil. Ma lo sguardo oggi deve essere puntato al cuore della società, ai grandi temi politici di questa fase storica: come ridurre le distanze tra chi ha e chi non ha, coniugare sviluppo e rivoluzione ecologica con un benessere diffuso; come assicurare che la crescita tecnologica e digitale non produca vantaggi solo per pochi; come garantire alle donne, finalmente, eguali diritti, eguali stipendi, eguali opportunità. In definitiva, come dare a tutti – a partire dalle nuove generazioni – l’opportunità di realizzare la propria persona, rimuovendo ogni possibile ostacolo, come previsto dall’articolo 3 della nostra Costituzione. Se dobbiamo indicare una missione trasversale nell’utilizzo delle risorse del Pnrr è proprio questa. Non distraiamoci da questo obiettivo fondamentale, che riguarda il futuro e la stessa sopravvivenza della nostra democrazia.
Presidente della Regione Lazio