Dopo lo spettacolo triste e mediocre del presepe negato o proibito, dei canti di Natale oscurati a scuola per una maldestra idea di rispetto o di par condicio, non poteva mancare il fenomeno opposto: il presepe imposto, eretto e brandito come una spada di civiltà, simbolo di difesa delle tradizioni se non addirittura di orgoglio occidentale. È amaro avvicinarsi così al Natale: nello spettacolo di oscuri esponenti politici locali (magari anche uomini o donne di scuola) che colgono nei simboli cristiani, nella loro esibizione come nel loro nascondimento, l’opportunità di una facile e istantanea fama; e nella sfilata di volti più noti e leader di partito impegnati nella corsa a farsi paladini dell’esposizione forzata del Bambinello come in una decisiva e finale battaglia identitaria. Sulla vicenda di Rozzano, dove una
«misera caricatura della laicità» ha spinto un dirigente scolastico a cancellare la festa e i canti della tradizione religiosa, abbiamo già detto e scritto. Sul seguito inadeguato e sulla colorita risposta fatta di canti natalizi intonati come cori da stadio e di presepi esposti come vessilli di battaglia lo facciamo ora per dire: basta, per favore. Alla religione usata per offendere chiediamo di non opporre, neanche solo a parole, una religione usata per sorprendere l’avversario e per alzare recinti. La pace, nei periodi in cui è rara, non si nutre di derive ideologiche e strumentali, ma di un supplemento di saggezza e intelligenza. Dopotutto viviamo in una stagione dal cortocircuito facile e dalla tensione al paradosso se,
come accaduto a Sassari, la dialogante motivazione con cui è stata chiusa la scuola a un incontro con l’arcivescovo riguarda il fatto che «non tutti sono cattolici». E allora silenzio e porte chiuse, ovviamente nel nome dell’accoglienza e del rispetto delle differenze. Non è tardi per chiederci: è veramente in questo clima di indisponibilità e intolleranze incrociate (e spesso politicizzate) che vogliamo avvicinarci al mistero del Natale? Alla nascita di un Bambino che tutti salva e rende fratelli? La guerra ha già troppe armi a disposizione. Lasciamo che i canti natalizi e il presepe siano emanazione della parte migliore di noi: preparati per i bambini, con cuore di bambini.