L'invito di Papa Francesco ai giovani a scoprire nella povertà la vera fonte della felicità potrebbe apparire a qualcuno come un tentativo di narcotizzare la coscienza delle nuove generazioni, come a volerle estraniare da progetti e percorsi oggi considerati vincenti. In realtà, è l’esatto opposto, ovvero l’unica strada possibile per la vera rivoluzione, per stravolgere gli orizzonti asfittici entro cui la società dei consumi e del precariato costringe i ragazzi. La libertà del cuore dalle cose, dal possesso e dal consumo è il fondamento per la costruzione di progetti a lungo respiro in grado di costruire un mondo realmente rinnovato. Il messaggio del Papa per la Giornata mondiale della gioventù che si celebra oggi nella versione diocesana – dopo Rio 2013 e in attesa di Cracovia 2016 – risponde proprio a questa esigenza di 'rivoluzione', che, seppur spesso sopìta nel mondo occidentale, continua ad albergare nel cuore dei giovani. Allo stesso tempo la Domenica delle Palme ricorda che la vita della Chiesa, anche la sua missione accanto alle nuove generazioni, deve porre al centro la Croce di Cristo, che costituisce l’essenziale della vita di fede. E proprio il bisogno di essenzialità sta nel vivo del cammino seguito dalla pastorale giovanile in Italia. Un bisogno che è emerso con tutta la sua forza nel corso del recente convegno nazionale di Genova, dove il concetto di essenzialità ha fatto il paio con quello di quotidianità. La strada è chiara: evitare di costruire eventi che facciano dimenticare ai ragazzi i loro problemi per poi abbandonarli in una realtà ordinaria nella quale annaspano. Gli educatori, invece, sono chiamati a vivere al fianco dei giovani per aiutarli a tenere fisso lo sguardo sui problemi della loro esperienza quotidiana, spingendoli però anche ad aprire l’orizzonte verso mete più ampie. È questa la rivoluzione della quotidianità, l’unica 'ricetta pastorale' oggi davvero valida. Ecco perché l’invito alla povertà di Francesco non deve scandalizzare e non può spiazzare, spinge piuttosto a rimboccarsi le maniche perché la società torni a indicare ai suoi figli la via di un futuro sostenibile, più giusto e solidale. Insomma, nessun narcotico davanti ai veri problemi, ma un irrevocabile appello a scendere fino al vero cuore della vita.