Poste e non solo, come far aumentare i problemi
Caro direttore,
il 16 dicembre scorso ho inviato alcune cartoline di ringraziamento ai partecipanti di una iniziativa della parrocchia. Per l’occasione facevo loro anche gli auguri di Natale. Ebbene, quelle cartoline sono arrivate più di dieci giorni dopo l’invio, facendo arrivare gli auguri di Natale in ritardo. Avevo inviato una cartolina anche ai miei genitori; è arrivata il 4 gennaio! Mi chiedo: come fa Poste italiane a dichiarare che è tutto in regola? Che sono «prive di fondamento le indiscrezioni media che riferiscono di presunti rallentamenti e criticità»? Anche gli auguri inviati alla parrocchia sono arrivati tutti in ritardo. Eppure il servizio è a pagamento: il francobollo costa ben 0,95! Tutto questo non incentiva, almeno per me, aprire un conto alla Posta o scegliere Poste mobile come operatore telefonico. I disservizi nella consegna della posta non sono una bella immagine per Poste italiane, anche per chi riceve due quotidiani in abbonamento. Riveda Poste italiane la sua politica sulla consegna della posta, piuttosto che offrire un grattaevinci al cliente allo sportello!
C’è su modo sicuro per non risolvere i problemi, farli aumentare, spingerli verso l’incancrenimento e irritare oltre il limite del sopportabile le persone coinvolte: negare, negare sempre, e fingere che quei nodi da sciogliere e quei doveri (istituzionali, contrattuali e morali) da onorare non esistano o, peggio, siano perfettamente tenuti in considerazione. Poste Italiane in questa stagione della sua post-modernizzazione sembra aver preso tale via. Non smetteremo di chiedere all’unisono con tanti concittadini-utenti di poter tornare a contare su un servizio universale postale degno di questo nome per copertura del territorio (soprattutto il più 'periferico' e, dunque, meritevole di speciale attenzione) e per efficienza.