Il direttore risponde. Politica, il «teatrino» e i fatti
Caro direttore,
nonostante il tempo che passa e nonostante la crisi sia sempre più incalzante, tanto da annichilire una intera generazione, si continua imperterriti a parlare solo di Silvio Berlusconi, come se questi fosse un cancro malefico, estirpato il quale tutto si sistema. L’onestà intellettuale deve farci riconoscere che così non è, possiamo, forse anche a ragione, dare dei giudizi non positivi sulla persona, ma continua a non essere così. Francamente a me appare chiaro che l’argomento Berlusconi, come prima Craxi, Andreotti o quanti altri, viene usato dalla "casta" (coloro che hanno posizione e reddito garantiti, quali i politici, statali, dipendenti di grandi gruppi, pensionati) per tenere buoni coloro che di detta casta non fanno parte (giovani, disoccupati, licenziati, pensionati al minimo). Queste persone, tenute ai margini della società, sfogano la loro giusta rabbia su un oggetto diverso dalla casta, che così con poco disturbo continua nel mantenimento delle posizioni, senza cedere niente... ma quanto potrà durare? Chi siede in Parlamento e chi ha responsabilità di governo ha il dovere di fare scelte, anche difficili, anche a proprio discapito e a discapito dei privilegiati, altrimenti potremmo avere a breve qualcosa di simile a una rivoluzione sociale! Non può una generazione consumare le risorse delle generazioni future, la solidarietà non va manifestata a parole, ma con i fatti, e la cosa più importante è l’eliminazione dei privilegi, perché anche se qualcuno li chiama "diritti acquisiti", questi, quando si dimostra trattarsi effettivamente di privilegi, vanno eliminati: un privilegio non può mai essere un diritto.
Graziano Batisti, Prato