Per battere l'assassina della libertà. Poche storie, la battaglia è tra droga e ideale
Sbuca sempre il suo viso di ombre, il suo ghigno terribile. E contro di lei ci vuole qualcosa più forte di lei. Dietro a molti fatti terribili, sbuca lo sguardo vuoto della droga (ultimo la uccisione di un ragazzo di 24 anni, a Roma, e prima quella del carabiniere Cerciello Rega, e le morti di infanti di pochi mesi per mano dei genitori...) Sbuca sempre lei, la droga. Che arma le mani, offusca le menti, uccide la libertà. E le persone. Lo ripeto sempre: Baudelaire, il grande poeta, lo aveva capito, e per questo era contro la legalizzazione della droga. Il problema non è (solo) che fa male alla salute, ma ammala la libertà. E un uomo ammalato nella libertà diventa uno schiavo, del potere e nel potere dei suoi istinti e delle sue ossessioni. Ma per liberare la libertà caduta in schiavitù, e per impedire che a tale schiavitù si sottometta occorre qualcosa di più forte della droga e della sua promessa di benessere, di liberazione mentale, e di pace. Non servono, e lo vediamo, i richiami morali, le pur necessarie campagne di prevenzione... L’uso è in aumento, specie tra i ragazzini, ora che costi (relativamente) calano e la disponibilità grazie a grandi traffici internazionali è diffusa. La droga si combatte non con le paure, ma proponendo qualcosa di più forte di lei. E cosa può essere più forte di qualcosa che ti fa sentire tremendamente vivo, potente, a volte imbattibile, gaudente? C’è solo una cosa più forte e si chiama ideale.
Parola ormai desueta. L’ideale è qualcosa che merita la mia vita, che merita l’impegno di me stesso, delle mie facoltà, l’ideale impegna la mia libertà. L’ideale non è il sogno, parola troppo spesso riversata sui giovani e che non a caso non li smuove. Il sogno è una immaginazione, è una idea, l’ideale invece lo vedi incarnato in qualcuno e, notando la gioia e la forza vera di chi lo vive, invita a imitarlo. I sogni si sognano, con gli ideali ci si impegna. Ed è un impegno che, se l’ideale è vero, soddisfa la vita come nessuna droga. I sogni possono illudere. Gli ideali veri no.
Ma quanti adulti oggi possono andare davanti a un giovane, con una luce di gioia negli occhi e una forza vera di gusto della vita, a dire: stai con me a scoprire qualcosa più inebriante della droga, di molto meglio? In un’epoca di passioni (e di adulti) tristi non mi stupisco che tanti giovani scelgano lo sballo, l’ebbrezza saltuaria e persino pericolosa di una pasticca o un acido.
Non lo giustifico, ma lo comprendo. Troppo comodo inveire solo contro il traffico internazionale. Il problema è perché il traffico internazionale trova in Italia e in Europa un consumo così impressionante. Ridurre il problema a questione di malavita e di giro imponente di denaro significa non affrontarla veramente e piegarla semmai a fini propagandistici. Occorre trovare qualcosa di più forte della droga per fermare la droga, il suo sguardo di nebbia affascinante, la sua leggerezza chimica seducente, la sua promessa di libertà cantata in mille canzoni, in tanti libri e testimoniata in tante vite di star.
Lo scontro non è tra droga e morigeratezza, non è tra droga e essere "perbene", tra essere drogati o normali. È tra droga e ideale. Tra due tipi di vita "inebriante". Se il secondo non c’è la prima vince, e infatti molti ragazzi accusano gli adulti di avere altri tipi di droga, dall’alcool al gioco d’azzardo con la connivenza fiscale dello Stato (su cui questo giornale fa una quasi solitaria battaglia da tempo). Basta ipocrisia, fuori gli ideali, se ne avete.