Pillola Ru486. Una sconfitta che è umana e spirituale
Caro direttore,
in questo tempo di angoscia e di distanziamento siamo rimasti scossi dalla morte di migliaia di persone, uccise da un virus letale. Siamo rimasti tutti chiusi nel silenzio e nel dolore, nel vedere i nostri cari – soprattutto i nostri anziani - morire nella più terribile solitudine, senza il conforto di una mano amica, di un parente. Questo deve farci riflettere. Ed è proprio in questo tempo sospeso che un altro virus, accolto nella libertà, quale trofeo di civiltà, rischia di vedere nel germe iniziale di una vita, una minaccia per il futuro, un’autodistruzione della nostra società che rischia di banalizzare la vita, dono prezioso.
Non vogliamo fare battaglie ideologiche, politiche o scientifiche, non spetta a noi – comunità di credenti – ma è compito nostro aiutare la nostra comunità umana, a volte disorientata, a essere educata al rispetto della vita donata: ciò è certamente la missione della Chiesa e dei Pastori. La pillola Ru486, che uccide silenziosamente la vita nel grembo materno, adottata da molti Paesi, quali frutti potrà dare alla nostra società? Quali traguardi raggiungerà?
Quali sono gli interessi che favoriscono questo farmaco? Certamente nella nuove linee guida nazionali sull’aborto chimico c’è una sconfitta umana e spirituale. Una sconfitta umana perché l’uomo e la donna non sono mai padroni della vita degli altri, sono soltanto custodi che, con amore e tenerezza, fanno crescere e sviluppare questo dono del Creato. La nostra vocazione è quella di essere sempre 'amanti della vita' anche di quella più povera, indifesa e debole. Come sacerdote, che per anni ha vissuto accanto ai carcerati – fratelli e sorelle ristretti – cercando di essere «ambasciatore della Misericordia di Dio», oggi mi pongo fortemente tale interrogativo. Molti detenuti si sono macchiati di sangue innocente, uomini senza una logica del rispetto della dignità umana, hanno distrutto la loro vita e quella degli altri, dono prezioso del Padre; adesso sono rinchiusi e segregati, privati della loro libertà personale, perché hanno seminato morte. Davanti ai tanti omicidi e spargimento di sangue tutti siamo rimasti sconcertati e scandalizzati per la violenza gratuita di gente senza scrupoli e con vili interessi di potere. Dio anche per coloro che si sono macchiati di gravi crimini, e dinanzi a un cuore pentito, è sempre pronto al perdono.
E invece tante volte, troppe volte, davanti alla distruzione di una vita umana inerme, indifesa, abbiamo chiuso gli occhi, abbiamo taciuto e le nostre coscienze sembrano essersi addormentate e narcotizzate. In un solo giorno di day hospital si uccide la vita. In un giorno, al contrario, Dio ha creato la vita, la bellezza dell’uomo ed era cosa buona, affinché il mondo non vivesse nell’abbandono, nella solitudine e senza regole. Vi è anche una sconfitta spirituale: l’uomo che mette da parte la vita, per fini egoistici o economici, non collabora con l’opera creatrice di Dio.
«Ogni essere umano à sempre sacro e inviolabile in qualunque situazione e in ogni fase del suo sviluppo». E poi vi è la donna: se arriva a pensare all’aborto, vive una condizione di sofferenza e ha davanti una scelta drammatica e di grande responsabilità, non bisogna mai lasciarla da sola perché lei ha bisogno di sostegno umano e spirituale, ha bisogno di una mano amica, ha bisogno di essere aiutata a guardare con amore alla vita e non alla morte. Papa Francesco è molto chiaro. Con il suo linguaggio schietto egli afferma: «Vorrei ribadire che l’aborto e un grave peccato, perché pone fine a una vita innocente.
Con altrettanto forza, tuttavia, posso e devo affermare che non esiste alcun peccato che la Misericordia di Dio non possa raggiungere e distruggere quando trova un cuore pentito che chiede di riconciliarsi con il Padre » ( Misericordia et misera). Da sacerdote, invito ad affidarci a Maria Madre del Verbo di Dio, 'donna della vita' che ha vissuto anch’essa la sofferenza e il dramma di una gravidanza inaspettata, confortata e accettata con la sua Fede e con il suo abbandono fiducioso nelle mani di Dio. Col Suo aiuto a ognuno di noi e a ogni uomo e donna di buona volontà il compito di contribuire a illuminare la nostra società sempre più disorientata incoraggiando a fare scelte giuste e rispettose verso la vita.
Ispettore generale dei Cappellani delle Carceri italiane