Opinioni

Il Pil negativo. Fuori dalle sabbie mobili solo con una rivoluzione

Francesco Riccardi giovedì 15 maggio 2014
Il governo fa mostra di non essere sorpreso. Ma certo il calo dello 0,1% del Pil nel primo trimestre di quest’anno non è una buona notizia e non era neppure attesa. Dopo il ritorno in positivo dell’ultimo scorcio del 2013 ci si era probabilmente illusi che la ripartenza fosse a portata di mano, come un frutto quasi maturo da cogliere al momento giusto. In realtà non era – e purtroppo non è – così.Non siamo più in recessione, almeno tecnicamente. Ma siamo in piena stagnazione. E rischiamo di traccheggiare ancora per mesi tra un +0,1 e un -0,1 di crescita, ai livelli di 14 anni fa quanto a ricchezza complessiva e addirittura al record negativo dal 1977 in fatto di disoccupazione. Una palude dalla quale non si riesce a uscire, che non permette né di nuotare in scia con i Paesi europei sempre più distanti, né di trovare un proprio solido approdo dal quale ripartire. Certo, nei primi mesi dell’anno l’azione di governo non ha potuto dispiegare un granché di effetti. Se però il clima resterà negativo anche provvedimenti utili all’espansione come il bonus da 80 euro potrebbero non tradursi in domanda interna ma in risparmio, vanificando l’obiettivo di una (seppur limitata) maggiore crescita. La palude dell’immobilità (amministrativa, politica) additata dal premier come la malattia dell’Italia, rischia di trasformarsi in sabbie mobili economiche, capaci di inghiottire qualsiasi iniziativa.  Tanto che sarà più difficile raggiungere anche solo il traguardo di una crescita dello 0,8% del Pil, fissato dal governo per il 2014. L’hashtag #italiariparte di Renzi oggi suona piuttosto a vuoto.Che cosa si può fare allora? Molto dipende dall’Europa e dalla Bce, da quanta convinzione metteranno nel trasformare le politiche di austerity adottate finora in altrettanto forti spinte alla crescita. Ma a noi tocca raddoppiare gli sforzi di cambiamento, accelerare le realizzazioni messe in cantiere e arrivare alla legge di stabilità di quest’autunno avendo preparato il terreno non per l’ennesima riforma, ma per far scoppiare una rivoluzione. Solo una terapia choc sul fisco, che abbia al centro le famiglie, i figli, i giovani, infatti, può riaccendere il motore dello sviluppo.