Pietà e informazione in agonia coi bimbi morti di fame e sete in mare
Gentile direttore,
mi ha profondamente scosso la notizia delle sette persone – quattro i bambini – morte di fame e di sete su un barcone alla deriva. I passeggeri di quel natante erano di origine siriana e sembravano usciti dal campo di concentramento di Mauthausen. Reazioni? Quasi nulla su tv e stampa. Sono scioccata e disorientata. Mi domando a che cosa servano celebrazioni come “La giornata della Memoria”: atto dovuto o pura ipocrisia, se il ricordo del passato non ci induce alla compassione e non ci sensibilizza rispetto alle tragedie e al dolore del presente? O forse gli avvenimenti contemporanei ci stanno togliendo il senso del valore della vita? Mi sento pessimista se penso al futuro dei miei nipoti.
Giulia Borroni Cagelli, Castellanza (Va)
Già, dov’erano la nostra pietà (che non è mai rassegnazione all’ingiustizia e alla disumanità) e la nostra informazione mentre il Mediterraneo si faceva ancora una volta mare di morte? Posso dirle, gentile professoressa Borroni, dov’eravamo e dove siamo noi di “Avvenire” che diamo conto sempre, e con forte evidenza, anche in prima pagina di tragedie come quella che lei richiama. Stiamo e restiamo accanto alle vittime, chiedendo che si aprano corridoi umanitari per i richiedenti asilo e vie civili di emigrazione per ogni essere umano, che si abroghi la retorica odiosa dei “blocchi navali” e la si faccia finita con l’ipocrisia dei “profughi” riconosciuti tali solo quando fa comodo. Come se la parola “migranti” fosse un atto di accusa contro le persone che portano tale etichetta (che non viene usata mai a proposito di immigrati statunitensi, inglesi, sauditi o cinesi...). Sì, noi non chiudiamo gli occhi e ci impegniamo per tener deste le coscienze e cambiare quello che più volte anch’io ho chiamato un disumano (dis)ordine delle cose. Eppure, cara e sensibile amica, anche noi di “Avvenire” non ci sentiamo affatto “a posto”. Un’informazione che non riesce a tenere accesa o a riaccendere la pietà e la solidarietà di cui siamo capaci entra in agonia con ogni vittima dell’indifferenza, del cinismo e del rifiuto dell’altro. Questo, mi creda, toglie il sonno e non lascia in pace.