Piccola storia di «murale» e «murales» e di chi sta davvero nei dettagli
Veramente, caro Cesare, «nei dettagli sta il buon Dio». Anche se è incerta la paternità dell’affermazione (Michelangelo? Gustave Flaubert? Oppure il meno famoso e più accreditato Mies Van der Rohe?). Anche se, nel parlato (e nello scritto), è invalso l’uso di accreditare che i dettagli siano affare del maligno. Preferisco decisamente la versione originale e, come vedi, amico mio, quanto a pignoleria non scherzo nemmeno io. Detto questo, confesso subito di aver avuto a mia volta un sobbalzo davanti a quel titolo in Cronaca di Milano, che mi si è parato davanti quando ormai era troppo tardi per intervenire e correggere. Una lezione di umiltà e di senso del limite che ci vaccina dalla presunzione di poter far tutto e riparare tutto. Un dettaglio utile anche questo, che mi conferma che lì c’è Dio, la sua mano. Ciò che lamenti e argomenti è, insomma, verissimo. E io ti ringrazio, per la rapida e amica matita rossa e blu. Mi permetto solo di segnalarti che l’Accademia della Crusca contempla in questo caso una rara possibilità di «paradigma misto» italo-spagnolo: usare, cioè, al plurale
murales
e al singolare l’italiano
murale
. Il che conferma che, nonostante la tendenziale invarianza delle parole straniere importate nella nostra lingua, stavolta non ci sono dubbi: pure in italiano
murales
è soltanto plurale. Titolo esatto con errore, dunque. Non è il primo e non sarà l’ultimo. Chiediamo scusa ai lettori anche per tutte le volte che non lo facciamo.