Eutanasia. Più servizio vero alla vita per tutti e costi quel che costi
Caro direttore,
ancora una volta chiedo ospitalità per provare a riflettere pubblicamente, nell’impegno a trovare alternative alla 'cultura della morte' che minaccia di destabilizzare le nostre tradizioni di solidarietà, di cura reciproca, di amore alla vita: nostra e degli altri. Abbiamo lottato per la vita di tutti anche in questa pandemia, che ha stravolto tante esistenze umane e ci ha imposto immagini di morte indimenticabili, soprattutto perché accompagnate alla solitudine: di chi moriva e di chi non poteva stare accanto a chi stava morendo.
Non dimenticare il dolore di allora significa ridare forza ed energia alla battaglia di oggi. Nessuno deve sentirsi solo davanti al dolore e alla sofferenza e nessuno deve essere indotto a preferire la morte. Anche per questo la nostra battaglia per i valori umani tiene strettamente unite, sempre insieme, vita e famiglia. La famiglia vive tanto più profondamente il dolore di una persona cara quanto più forte è il legame, ed è spesso per la propria famiglia che si continua a vivere nonostante la fatica e il dolore. Certamente se il referendum proposto da un settore del mondo radicale si farà, diremo la nostra.
Con tenacia e convinzione. Assieme ad associazioni e movimenti di diversi tipi, uniti nell’antica convinzione che sulla vita non si gioca e non si scherza. Il referendum promosso da associazioni di area radicale si propone di depenalizzare l’articolo 579 del Codice penale: l’omicidio del consenziente. Sarebbe un passo deciso per la legalizzazione dell’eutanasia, che segue alle modifiche dell’articolo 580 sul suicidio assistito. Nel 2019 la Corte costituzionale, allora presieduta dall’attuale ministra della Giustizia Marta Cartabia, si è pronunciata sull’art. 580 dichiarandone la parziale illegittimità, sia pure a determinate condizioni: libera e piena consapevolezza di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale; una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili.
Ora il referendum chiede senza mezzi termini di legalizzare l’omicidio del consenziente. Se le parole contano ancora, si tratta di passare dall’aiuto al suicidio all’omicidio diretto di una persona. Ossia si chiederà a un familiare o a un sanitario di uccidere una persona cara che soffre, per non farla soffrire più. Si tratta, insomma, di intervenire in modo attivo a dare la morte a una moglie, a un marito, a un genitore. Credo che questa prospettiva faccia orrore alla maggioranza degli italiani. Eppure, oltre 500mila di loro hanno già firmato per il referendum. Si sono messi al posto del malato, ma forse non hanno pensato al fatto che proprio a loro si potesse chiedere di essere parte attiva in questo omicidio. Non credo che in Italia ci siano oltre 500mila persone disposte a dar la morte a chi si ama, anche se costui lo chiedesse.
Che ne sarà in queste famiglie, se e quando uno di loro avrà provocato a richiesta la morte del congiunto? Come ne risponderà davanti al resto della famiglia? Non c’è dubbio che niente potrà rimanere come prima. Quel clima di affetto reciproco, di solidarietà affettuosa, fatta di accompagnamento e di spirito di servizio, si dissolverà creando nuove ferite e nuove sofferenze. Suicidio-omicidio sono autentici drammi nella vita delle persone: non solo in chi muore ma anche in chi resta, e le cicatrici possono assumere una profondità difficile da curare. L’esperienza dei Paesi Bassi ci conferma come aprire la porta all’omicidio, all’inizio sia pure solo del consenziente, diventi col tempo una valanga che coinvolge persone depresse, malati con Alzheimer, e perfino minori. Noi vogliamo un’Italia e un mondo con più cura: sul piano medico e sul piano umano.
Vogliamo garantire a tutti una ricerca scientifica sempre più orientata ad alleviare le sofferenze e una qualità umana di rapporti sempre più profondamente permeata della civiltà dell’amore e della speranza, non della morte. Più servizio vero alla vita di tutti, senza mettere i 'bilanci' (ovvero la riduzione delle necessarie spese sanitarie) prima delle persone: whatever it takes, costi quel che costi.
Senatrice Udc