Opinioni

Il direttore risponde. Petardi. E realtà (da cambiare)

Marco Tarquinio sabato 15 dicembre 2012
Gentile direttore,
non posso dire che lo spread sia «un imbroglio». Di certo si tratta di una manipolazione ben congegnata da chi ricopre il doppio ruolo di giudice e beneficiario del giudizio. Si tratta di un déjà vu: sono frequenti le situazioni dove si fatica a capire da che parte stia l’arbitro. In maniera del tutto analoga appare evidente che i soggetti giudicanti e coloro che grazie alla speculazione traggono beneficio dalle pagelle siano tifosi che appartengono alla stessa curva, agli stessi ultras. A mio giudizio, l’onorevole Berlusconi ha mostrato una conoscenza della "teoria dei giochi" molto maggiore di quella del professor Monti. Eppure quella dovrebbe essere una disciplina strettamente connessa alle scienze economiche, molti premi Nobel sono stati vinti da economisti esperti di questo settore. Berlusconi si è ribellato alla "dittatura dello spread" e ha capito e fatto capire a tutti gli italiani che il gioco al massacro iniziato dagli speculatori avrebbe potuto alla fine ritorcersi contro gli stessi soggetti che lo avevano iniziato. Grazie al concetto del too big to fail (troppo grosso per fallire) è bastato che anche solo per un attimo iniziasse a circolare l’ipotesi di una soluzione di default all’islandese che la Borsa ha corretto le perdite, così come lo spread. Senza alcun inasprimento della pressione fiscale. È bastato un piccolo petardo.
Non intendo fare il tifo per Berlusconi ma mi sa che in certi casi affrontare una situazione a muso duro rappresenti la soluzione migliore, talvolta l’unica via d’uscita.
Andrea Bucci, Torino
Per tre anni abbondanti – proprio come dice lei, gentile lettore – in Italia abbiamo fatto il «muso duro» di fronte ai duri fatti della grande crisi, che come ci ricorda il Papa è economica e morale. Un muso duro condito di ironie e di eccessiva nonchalance, anche e soprattutto da parte dell’allora premier Berlusconi. E così siamo passati da sorrisini di sufficienza (nostri) a feroci e insopportabili sorrisetti (altrui) e, infine, al disperante pianto greco al quale Mario Monti è stato incaricato di porre rimedio. Ci hanno fatto immaginare (senza convincerci, per la verità) che quella delle parole dolci e non delle medicine anche amare fosse la «via d’uscita», e stavamo scivolando nel baratro. Voglio dire, gentile signor Bucci, che è bene dire la verità e guardare in faccia la realtà, affrontandola da persone decise e serie, per riuscire a cambiarla. E che, comunque, è infinitamente meglio fare questo – come Monti ha cercato con tenacia di fare – che giocare coi "petardi". Che magari divertono e illudono, ma finiscono per assordare e accecare. Questo, invece, è un tempo che impone di essere consapevole e attenti. Altrimenti la fase della risalita non comincerà mai. E gli spread dell’Italia – manipolati o meno – torneranno a crescere.