Caro direttore, ho letto con attenzione su Avvenire del 10 agosto l’interessante lettera che le ha inviato l’onorevole Paola Binetti. Vorrei ribadire che la sicurezza nei punti nascita e nei reparti di terapia intensiva neonatale è da sempre all’attenzione del Ministero della Salute. Nel caso del San Giovanni, dove è morto un neonato perché sono stati invertiti alcuni tubicini, ho inviato immediatamente gli ispettori e ho provveduto a dare disposizioni perché vengano utilizzati cateteri che rispettino le norme europee e dunque non possano essere confusi e provocare incidenti. Stiamo inoltre studiando linee guida specifiche per garantire meglio la massima sicurezza dei pazienti neonati. Abbiamo inviato inoltre a tutti i reparti di terapia intensiva un questionario per poter stilare una mappatura delle procedure tecnico-organizzative in tali reparti e poter redigere così raccomandazioni specifiche per la prevenzione della mortalità neonatale. Devo però sottolineare che la revisione della spesa non può costituire un alibi alla disorganizzazione cronica che riscontriamo in alcune Regioni. I nostri dati ci dicono già che chi spende meno offre in sanità migliori servizi, proprio perché spende "meglio". I drammi che accadono, quelli che poi i giornali traducono con la parola "malasanità", sono prevalentemente il frutto di una filiera di disorganizzazione, a sua volta spesso causata da incompetenza e scarso esercizio di responsabilità. Si tratta di pochi casi e di poche persone. Lo so bene. Ma anche un solo caso è troppo. Per questo l’attenzione mia e degli uffici tecnici del Ministero riguardo alle terapie neonatali è altissima e sta ai primi posti tra le priorità. I letti per la terapia intensiva neonatale in Italia sono 1.083, quelli di neonatologia 2.063. Ma la qualità dell’assistenza sarà sempre più efficiente ed efficace se l’intero sistema, in tutti i suoi risvolti territoriali, funziona meglio. Grazie ancora per l’attenzione costante che il suo giornale dedica ai temi della salute e della sanità.
Renato Balduzzi