I dati di natura non sono opinioni, i figli non sono oggetti. Per non cedere all'oblio
La famiglia è il luogo dove si esprimono e si sviluppano le qualità essenziali della persona, l’attitudine ad amare e a donarsi, la capacità di vivere insieme le gioie e le sofferenze che segnano l’esperienza comune, dove si realizzano le figure e i ruoli essenziali di padre, madre, figlio, che realizzano la persona e la aprono alla società. Quando questi ruoli si appannano, si confondono, scompaiono, l’essere umano viene ferito, privato della capacità di creare legami forti, lasciato in una solitudine che impedisce di svilupparsi pienamente.
Per il racconto biblico della creazione, è proprio dell’essenza della creatura umana di essere stata creata da Dio come maschio e come femmina, e il Papa richiama un recente intervento del Gran Rabbino di Francia, Gilles Bernheim, «profondamente toccante» per costatare come le ideologie relativiste non contestano più un determinato modello di famiglia, ma giungono a negare in radice la famiglia stessa, sostenendo che la sessualità non è un dato originario della natura umana ma un ruolo sociale plasmabile storicamente a seconda delle scelte individuali e del tipo di società che si costruisce.Si rovescia così la scala di valori che conosciamo tutti nell’intimità della nostra coscienza, dal momento che per l’individualismo estremo «maschio e femmina come realtà della creazione, come natura della persona umana non esistono più». Così, l’uomo disconosce la propria natura, finisce con l’entrare in conflitto con sé stesso, e nella discesa nichilista perdono tutti. La famiglia, che si dissolve in aggregati sociali diversi e disparati, i genitori che non sono più tali nell’amore e sostegno reciproco, e per la prole, i figli che perdono il posto che spetta loro nella comunità familiare e la propria stessa dignità perché da soggetti di diritti divengono oggetto di diritto da parte di altri. Per questo motivo, «nella lotta per la famiglia è in gioco l’uomo stesso», che diventa un uomo astratto, impoverito di relazioni profonde, quasi perso in una solitudine crescente.La lezione antropologica del Papa è diretta a tutti gli uomini, perché ispirata a valori che strutturano la persona, ma trova nella fede e nel rapporto con Dio fondamento e sicurezza più ampi. Quando la Chiesa enuncia i principi etici che sorreggono la società e aiutano la persona a crescere e svilupparsi, lo fa perché essa ha conoscenza delle esperienze e sofferenze della umanità, sa cosa significa essere uomini, ne ha sperimentato limiti, grandezza, possibilità. Oggi questo ruolo si è rafforzato, e la Chiesa «rappresenta la memoria dell’essere uomini di fronte a una civiltà dell’oblio , che ormai conosce soltanto se stessa e il proprio criterio di misure. Ma come una persona senza memoria ha perso la propria identità, così anche una umanità senza memoria perderebbe la propria identità».
Il Natale è, ovunque, la festa della famiglia: alimenta le sue gioie quando esiste ed è forte, riflette e attenua le sue sofferenze quando deve superare difficoltà, esprime la nostalgia per essa là dove non esiste o s’è fatta debole. L’analisi del Papa è condotta con una forza magisteriale evidente, e con un linguaggio appassionato, quasi a ribadire che la Chiesa partecipa e gioisce per lo sviluppo e le conquiste dell’umanità, ma deve intervenire nella crisi attuale dell’Occidente a difesa e tutela della famiglia, e delle nuove generazioni, come di beni preziosi per tutti gli uomini, di qualsiasi fede od opinione essi siano.