L’opera di «Meter». Perché i piccoli non soffrano mai più
Ci ho provato tante volte ma proprio non ci riesco a immaginarti, piccolo innocente, tra le mani di un adulto che conosci, di cui ti fidi, che ami, e che intende esercitare su di te atti di violenza sessuale. Non riesco a immaginarti 'prima', non riesco a immaginarti 'dopo'. Quando nessun gioco ti diverte più, il ricordo non ti lascia tregua, la mente vaga per conto proprio. Non riesco a immaginare la fatica che dovrai affrontare per riconciliarti con la vita, per ritrovare fiducia in te stesso. Dobbiamo tutti fare uno sforzo in più. A coloro che hanno il dono della fede lo chiede Dio.
Agli uomini di buona volontà, la loro umanità. Per amore di giustizia, per amore dei bambini, per non smarrire la nostra dignità. Perché ai più forti sia strappata la possibilità di scialare a danno dei più deboli; perché tanti bambini non diventino carne da macello nelle grinfie di certi adulti, malati, viziosi, egoisti, strafottenti. Perché possiamo, finalmente, provare un senso di ribrezzo e di vergogna per i bambini violentati, stuprati, offesi, umiliati, uccisi. Tutti, non solo per quelli di casa nostra. Occorre alzare la voce per gridare al mondo il nostro 'no' deciso, totale, ai crimini della pedofilia e alla pedopornografia. Papa Francesco, gli episcopati del mondo, la Chiesa cattolica tutta hanno preso atto che per anni fratelli consacrati hanno fatto male ai bambini. È stato doloroso, sconcertante, mortificante.
Pubblicamente molti si sono vergognati, hanno chiesto perdono, hanno ammesso le responsabilità. Ma, soprattutto, la Chiesa è corsa ai ripari. E gli altri? Che cosa fanno, gli altri? Il mondo della pedofilia e ancora di più quello della pedopornografia sono difficili da indagare. Proprio perché ci sono di mezzo i bambini e, tante volte, addirittura i neonati. I pedofili sono scaltri come serpenti, si coalizzano, si camuffano, fanno rete. Mentono. Minacciano. Diversi per età, professione, stato economico, nazionalità, sono accomunati dall’interesse morboso per i bambini. Purtroppo, sovente, li troviamo nelle loro stesse case. Accade che siano gli stessi genitori a farne scempio o a cederli ai pervertiti. La cronaca di questi anni ci ha fatto conoscere storie da far accapponare la pelle. Ci siamo scandalizzati, e abbiamo fatto bene.
Guai a noi se questi scempi dovessero spingerci in quella zona grigia dell’abitudine e dell’indifferenza, dove più niente riesce a farci stare male. Noi vogliamo stare male; noi vogliamo sapere. Noi non abbiamo paura di perdere la fame, il sonno, la tranquillità. Noi vogliamo metterci la faccia. Perciò dobbiamo superare la semplice denuncia. Non possiamo più permettere che le nostre omissioni, paure, prese di posizione ideologiche facciano – pur senza volerlo – un piacere ai pedofili. Loro vogliono essere dimenticati, e per farlo intorbidano le acque. Distrazione di massa.
A noi non interessa il colore della pelle dei bambini stuprati, non ci interessa sapere se il turismo sessuale nei Paesi poveri sia fatto da pedofili veri o da gente in cerca di nuove emozioni. Noi pretendiamo leggi severe e pene certe per chi sbaglia, ma anche soluzioni concrete per chi chiede di essere aiutato. Riconosciamo di essere ignoranti in materia. Tante cose le sappiamo solo per sentito dire. È giunto il tempo di impegnarci di più e meglio. Di riconoscere e seguire chi può esserci d’esempio. In Italia, da 30 anni, un uomo si batte, lavora, studia, opera, soffre, rischia a favore dei bambini. È don Fortunato Di Noto, prete siciliano, fondatore della onlus Meter. Dobbiamo ascoltarlo, per imparare. Soprattutto dobbiamo agire.
Con parresìa, voglia di combattere e tanta umiltà. Per amore dei bambini. Perché nessun piccolo abbia più a soffrire per soddisfare gli insopportabili piaceri di certi adulti. E perché nessun adulto si nasconda più dietro i paraventi costruiti da professione, vocazione, parentela, patologia, per allungare le mani sui bambini. Don Fortunato ha tracciato un piccolo sentiero nei meandri oscuri della pedofilia e della pedopornografia. Un cammino faticoso ma sicuro. Nostro compito è stargli accanto. 'Insieme' è la parola magica che genera miracoli. Soli si muore. I profeti vanno accolti e seguiti in vita. Trent’anni di fecondissimo apostolato a favore dei bambini sono per la Chiesa e per la società civile una grande garanzia. Coloro che hanno a cuore i bambini devono guardare ad Avola, la realtà del Sud da dove opera don Fortunato. Può forse venire qualcosa di buono e di grande da quel piccolo lembo di Sicilia? Si, certo. E in questi anni lo abbiamo visto tante volte.