Per costruire un’Europa più forte. Per tutti noi è tempo di impegno responsabile
Caro direttore,
c’è bisogno dei cattolici, nella società e nella politica. Ce n’è bisogno perché da loro, da noi, attraverso i valori della dottrina sociale della Chiesa, potrà ripartire e riaffermarsi la democrazia e la libertà; valori che sono universali e non cozzano con i valori dei laici.
Queste sono riflessioni importanti, a dir poco fondamentali alla vigilia del centenario dell’appello ai 'Liberi e forti' di don Luigi Sturzo. Una pietra miliare della storia del cattolicesimo popolare e democratico, dal quale occorre ripartire per ricostruire le basi di quella che Giorgio La Pira, proprio come poi ha fatto papa Francesco, chiamava «politica con la P maiuscola».
Rileggendo le parole della Commissione provvisoria del Partito popolare Italiano, testo redatto nel gennaio 1919, si comprendono l’attualità e la straordinaria forza del programma di Sturzo, in cerca di un «reale equilibrio dei diritti nazionali con i supremi interessi internazionali», rigettando «imperialismi e violente riscosse».
Sono inevitabili i parallelismi tra le situazioni politiche di allora con le attuali, fatte di lacerazioni e frammentazioni, che rispondono alle sfide globali con inappropriati particolarismi, che curano i propri interessi e disgregano ciò che è stato faticosamente costruito. La crisi economica, i flussi migratori, il disagio sociale, il populismo lo scollamento tra le Istituzioni e tra queste e i cittadini, nonostante la garanzia di democratiche elezioni, non sono soltanto problemi italiani e men che meno della mia regione, l’Umbria. Si tratta di istanze che si stanno manifestando a livello europeo e alle quali va fornita una risposta adeguata.
Credo che il cardinale Gualtiero Bassetti, ormai da tempo, ci stia indicando la strada giusta: un impegno più attivo e coordinato dei cattolici in politica, perché i cattolici possono dare un contributo fondamentale alla democrazia europea. Lo ha fatto anche la scorsa settimana a Roma, nel bel convegno dal titolo 'La nostra Europa', organizzato da Acli, Azione Cattolica, Comunità di Sant’Egidio, Cisl, Confcooperative, Fuci e Istituto Don Sturzo. Un dibattito che proprio lei, direttore, ha moderato e concluso. E lo ha ribadito con l’ampia intervista che lo stesso presidente ha concesso al suo giornale e che è stata pubblicata domenica scorsa, 9 ottobre 2018.
I valori dei cattolici come la sussidiarietà, il popolarismo, la solidarietà, il rispetto, l’inclusione rappresentano le fondamenta per la costruzione di un’Europa più forte, di un’Europa dove nessuno si senta ospite e nessuno si senta zavorrato. Queste stesse parole, ricche di significato, mossero don Sturzo e i cattolici che si affacciavano sulla scena politica di inizio Novecento, ma sembrano perfette anche per noi, perché l’Europa e l’Italia di oggi, persino più di quelle di allora, hanno bisogno di carità, di responsabilità e di competenza. Non ne possiamo più di paure alimentate quotidianamente e ad arte, spesso con dati falsi, per scatenare 'guerre tra poveri', non servono i populismi che provocano tensioni invece che fornire soluzioni.
Credo che questa strada, indicata con fiducia nel ruolo autonomo e responsabile dei laici cattolici dal cardinal Bassetti, sia quella da seguire. Se saremo in grado di intraprenderla, ricostruendo una connessione tra tutti quelli che si riconoscono in questi valori di fondo, riusciremo a raggiungere la mèta, ovvero una democrazia europea fondata su scelte politiche prima che finanziarie, che tuteli i cittadini, che promuova la crescita sostenibile, che combatta la disoccupazione e la discriminazione, che ci renda più forti sulla scena mondiale. Non si tratta di un’operazione nostalgica, ma – appunto – di un’operazione politica 'con la P maiuscola', che infonda il coraggio di affrontare le situazioni nel rispetto, nel dibattito costruttivo, nella condivisione. L’alternativa a questa assunzione di responsabilità è l’irrilevanza o, persino, il precipitare nella spirale di nuove lotte intestine, come tra guelfi e ghibellini.
Presidente del Consiglio regionale dell’Umbria