Pentimento e perdono. Mistero anche per l'uomo di Auschwitz
Gentile direttore,
ho letto l’articolo di Ferdinando Camon su Rudolf Höss, il comandante di Auschwitz dal maggio 1940 al novembre 1943, e successivamente dall’8 maggio 1944 al 18 gennaio 1945 («Se fu assolto e pianse persino lo sterminatore di Auschwitz». 'Avvenire', 26 gennaio 2021). Sono grata che se ne sia parlato, ma vorrei aggiungere alcune osservazioni. La persona e la storia di Höss sono – per moltissimi motivi – cruciali. Sono cruciali per chi osa tentare di capire come sia stato possibile per una persona qualsiasi diventare il direttore di quella fabbrica di morte. Le sue memorie, pubblicate nel 1951 in Polonia e nel 1956 in Germania, mostrano quanto è in verità facile sedurre le menti di chi non vuole pensare: «'Il Führer ordina, noi seguiamo' – spiegò – non era una mera frase o un mero slogan. Lo si intendeva con assoluta sincerità».
«Non per caso – aggiunse – le SS usarono come modello i giapponesi, per il loro sacrificio di se stessi per la patria e per il loro imperatore, che consideravano un dio». Sono ancora importanti la persona e la storia di Höss per chi vuole capire i profondi legami che sussistono tra il Genocidio Armeno e la Shoah. Höss era, secondo la sua stessa autobiografia, in Armenia durante la prima guerra mondiale quando fu perpetrato lo sterminio degli Armeni ( Metz Yeghern, grande crimine). Sono importanti per capire il mistero del pentimento e del perdono. Dopo il suo arresto nel 1946, Höss fu mandato in Polonia. Nei primi mesi del 1947 scrisse la sua autobiografia. Il 2 aprile venne giustiziato. Non si sa come, ma nei mesi della sua incarcerazione in Polonia – forse proprio perché scrisse la sua autobiografia – si pentì.
Questa è la sua dichiarazione, fatta 4 giorni prima dell’impiccagione: «La mia coscienza mi obbliga a fare la seguente dichiarazione. Nella solitudine della mia cella, sono giunto all’amaro riconoscimento di aver peccato gravemente contro l’umanità. Come comandante di Auschwitz, ero responsabile della realizzazione di parte dei crudeli piani del 'Terzo Reich' per la distruzione umana. Così facendo ho inflitto terribili ferite all’umanità». Sui peccati di Höss non ci sono dubbi. Egli stesso augurò che «i suoi orribili crimini contro l’umanità rendessero per molto tempo impossibile la ripetizione di questi atti crudeli». Ma sulla sua contrizione non possiamo che tacere. Non spetta a noi giudicarla, o giudicarlo. È un terribile atto di superbia per un uomo giudicare chi può o non può pentirsi, chi può o non può ricevere l’assoluzione.
Filosofa, Manhattanville College di New York