Opinioni

Dopo la tragica rapina di Ercolano. I criminali comuni nutrono la camorra, ma c'è chi non vuole capire

Maurizio Patriciello mercoledì 7 ottobre 2015
C’è ancora chi si ostina a definirla “microcriminalità”. “Delinquenza comune”. E invece rapinatori, ladri, scippatori, per i cittadini sono più perniciosi della camorra dei grandi affari illeciti. A dire il vero ne sono il grembo, la linfa, la culla. Chi si ostina a non capire, pur senza volerlo, si rende complice. Delinquenti che sfrecciano in città a bordo di potenti auto o moto, in cerca della preda da azzannare, certi di non essere fermati. I vigili urbani nei nostri Comuni, non so perché, non sono mai in numero sufficiente per assicurare i servizi necessari. L’assenza di vigili attenti e di telecamere funzionanti, lasciano di fatto le città in balia di balordi, bulli, delinquenti. Le amministrazioni comunali non fanno che lamentare mancanza di personale e di risorse. Un problema annoso. Noioso. Ercolano è un bel centro ai piedi del Vesuvio. È mezzogiorno. Un gioielliere si reca in banca per un prelievo. All’ uscita, due rapinatori gli intimano di consergli la somma. Il commerciante non è uno sprovveduto. Ha previsto che avrebbe potuto avere qualche sorpresa. Non è il solo. Ormai tutti, in qualche modo, cercano di correre ai ripari. Spara. Uccide entrambi. Afragola dista da Ercolano solo pochi chilometri. Chiara, un’anziana mamma di sette figli, viene trovata, morta, legata e imbavagliata. Era sola in casa. Un rapina finita male. Si rimane sbalorditi. Ancora qualche chilometro ed eccoci ad Aversa, nel Casertano. Aversa è una città normanna, antica, bella. Centro d’arte e di cultura. Sede vescovile da più di un millennio. Italia Dell’Aversana, 57 anni, si sta recando al lavoro. Sono le sette del mattino. Viene travolta da un’ auto pirata. Si ipotizza anche un tentativo di scippo. Ma non ci sono testimoni. E le telecamere – c’ era da aspettarselo – non funzionano. Italia rimane sull’asfalto. Immobile. Agonizzante. Muore poco dopo in ospedale. La banalità del male. La morte che arriva inaspettata. Improvvisa, ottusa, lacerante. E il gioielliere avrà la vita stravolta una mattina di autunno quando il sole ancora illumina il Vesuvio e il mare nel quale si rispecchia. Occorre dirlo ad alta voce: la sicurezza nelle nostre città campane ancora non viene assicurata adeguatamente ai cittadini. Bisogna correre ai ripari. La morte di Italia, di Chiara e degli stessi rapinatori di Ercolano ci addolorano, ma non ci sorprendono. “La camorra mi fa schifo” gridò il ministro Gian Luca Galletti quando venne a farci visita in parrocchia. Anche a noi. Da sempre. Ne abbiamo le tasche piene. Rapinatori, ladri, scippatori non sono camorristi. Non ancora. Tra poco. Intanto fanno tirocinio. Poi arriveranno le promozioni. Le medaglie. I gradi. “Il 41 bis è una condizione di vita disumana” si è lamentato il boss dei Casalesi, Michele Zagaria, durante il processo che si sta celebrando a Santa Maria Capua Vetere. E ha ragione da vendere. Purtroppo dimentica di aggiungere che chi ha costretto la società a ricorrere a questi rimedi estremi e deprimenti per tentare di difendersi, è stato proprio lui. A Zagaria, ai suoi complici, alle nuove leve, a tutti coloro che rendono invivibile la vita di migliaia di famiglie vorremmo chiedere: «Non è forse disumano il terrore che avete seminato e continuate a seminare nella nostra zona e nella nostra gente? Non è disumana la spietatezza con cui avete soggiogato e ucciso amici, nemici e conoscenti? ». Abbiamo sete di normalità. Di legalità. Di giustizia. Ognuno deve fare il suo dovere. Noi siamo pronti. Lo Stato, e coloro che lo rappresentano, hanno l’ obbligo di essere di esempio. Di aprire le fila. Di arrivare primi. Non deve accadere mai più che una mamma uscita a far la spesa si ritrovi nel bel mezzo di una sparatoria. Le vittime innocenti della malavita e i loro familiari chiedono giustizia. Vogliamo vivere in città sicure, serene. È un nostro diritto. Ed è un dovere per lo Stato in tutte le sue articolazioni.