Il caso Gandolfini. Perché «appendere» chi vuole solo salvare vite?
“Appendiamo Gandolfini”. Lo striscione, ridicolo e blasfemo, ha fatto bella mostra di sé a Firenze. E tu pensi che è un residuo sopravvissuto dai tempi in cui gli Alleati cacciavano i tedeschi. Chissà, magari questo Gandolfini era uno di quegli italiani ottusi e assassini che sparavano sugli italiani come loro? «In quei giorni la guerra di liberazione contro i tedeschi veniva a poco a poco mutandosi, per noi italiani, in una guerra fratricida contro gli italiani», scrisse amareggiato Curzio Malaparte.
Tutti contro tutti. Sete di pace, di libertà, di serenità, ma anche di sangue e di vendetta. Occorre lavorare, sudare, impegnarsi per non lasciare all’odio, questo sentimento illogico e perverso, la libera circolazione. Perché distrugge tutto ciò che tocca, insozza tutto ciò che sfiora. Avvelena vittima e carnefice.
Pochi giorni fa il papà di una bambina stuprata dal nonno si è fatto giustizia da solo e ha ucciso il reo a colpi di pistola. Fuori dalla caserma e sui social è stato osannato e applaudito. Un errore madornale. Un orrore spaventoso. Inneggiare alla legge della giungla è un boomerang che, prima o poi, si riversa contro di te. “Lo ha fatto per amore della bambina”, hanno scritto in tanti. Non entro nel merito, dico solo che a quella bambina, adesso, è stato inferto un altro colpo. Senza il suo papà è più sola, più vulnerabile, più triste.
Indigniamoci, ma facciamolo sul serio. Scandalizziamoci per l’orrore del male, in ogni sua forma, ovunque colpisce. Non cediamo all’illusione di lavare il sangue con il sangue, di spegnere il fuoco con il fuoco. Lottiamo per i nostri diritti senza dimenticare, bistrattare o negare quelli degli altri. Abbiamo a cuore la nostra patria, la nostra sicurezza, senza dimenticare il dovere dell’accoglienza, della solidarietà e della carità.
Siamo nell’anno del Signore 2019 e ancora c’è chi brama di “appendere” qualcuno? E senza provare la minima vergogna lo scrive a caratteri cubitali? Il pensiero corre a un’altra data, a un’altra città, quando tanti uomini, rinunciando a rimanere uomini, qualcuno lo “appesero” davvero. Che fatica lottare per la propria e l’altrui dignità. Non c’è niente di peggio di chi si atteggia a difensore dell’umanità e passa poi come un carro armato sopra i diritti altrui. Che pena notare che, tante volte, chi ha sofferto per ottenere i suoi inalienabili diritti dimentica quelli degli altri. Perché il punto è proprio questo.
Ma chi è stato a scrivere lo striscione? Chi sono queste persone “coraggiose”? A quanto sembra sono femministe, donne, cioè, che hanno, o dovrebbero avere, a cuore i diritti delle donne. E da noi non possono che essere applaudite quando lo fanno sul serio.
E questo Massimo Gandolfini chi è? Uno stupratore seriale? Un affarista che fa soldi sulla pelle delle donne? Perché ce l’hanno proprio con lui? Perché Gandolfini è semplicemente un signore. Un uomo, un professionista che ha a cuore non solo i diritti suoi e quelli dei maschi, ma quelli di tutti, donne e femministe comprese.
E poiché i veri signori si piegano sì, ma solo davanti ai deboli, Gandolfini si batte anche per i diritti dei bambini non ancora nati e degli anziani alle soglie dell’eternità. Alle persone come Gandolfini tutti i bambini nati, femministe comprese, dovrebbero dire grazie. È possibile difenderti da una persona armata se anche tu hai un’arma in pugno, impossibile, per un neonato, sopravvivere alle percosse di un adulto. Ovvio.
E se al neonato mancano ancora un po’ di giorni per nascere, eliminarlo è ancora più facile. Ma lui non vuole. Si lamenta, soffre, chiede aiuto. Chi si fa avanti? Chi avrà il coraggio di ascoltare quel grido silenzioso?
Ecco, Gandolfini è una di quelle persone che, democraticamente, cristianamente, umanamente, coraggiosamente, ci ricorda che anche noi siamo stati embrioni nel grembo della mamma. E siamo venuti al mondo solo perché non fummo gettati via. Noi che della vita siamo incredibilmente innamorati non vogliamo che venga fatto agli altri ciò che non avremmo voluto fosse fatto a noi. Tutto qua. Naturalmente, sappiamo bene che quando i diritti confliggono, occorre ragionare con prudenza, sapienza, competenza e tanto, tanto amore. In che strano mondo ci tocca vivere. Che strana logica occorre combattere.
Aveva ragione il caro Chesterton: «Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Noi ci ritroveremo a difendere non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto». Il 21 marzo è primavera. Puoi anche ignorarlo, negarlo, ma ti assicuro, ti do la mia parola che è proprio primavera.