La riflessione. A Caivano accade qualcosa di bello. È la periferia che torna al centro
La giornata è fredda, umida; la pigrizia e la prudenza consiglierebbero di restarsene a casa propria. In parrocchia, però, è previsto l'incontro con il procuratore di Napoli Nicola Gratteri prima e la Messa per le vittime innocenti della camorra dopo. Domenica pomeriggio, la chiesa è gremita: credenti, cittadini, curiosi, giornalisti, associazioni. Arriva Gratteri, dopo un fragoroso applauso cala un religiosissimo silenzio. Tutti desiderano ascoltarlo. Quando sente odore di autenticità la gente accorre pur senza essere invogliata. Quando la sete di giustizia trova l'acqua per dissetarsi, o almeno la direzione della fonte certa, si fa attenzione a captare il detto e il non detto.
Nicola Gratteri parla per poco tempo, poi si pone in ascolto. Chiede. Interroga. Invoglia i cittadini ad alzarsi, raccontare, denunciare. I giovani che si lamentano di una classe politica non sempre all'altezza della situazione - il comune di Caivano, per la seconda volta consecutiva, è sciolto per infiltrazione mafiose - vengono invitati - incoraggiati, spinti? - a mettersi in gioco, scendere in campo, tirare fuori le mani dalle tasche.
Tante le domande, tantissime le lamentele, le richieste di aiuto. Siamo riuniti in chiesa, davanti all'Altare, unico posto capace di accogliere tanta gente. Alle nostre spalle la croce, il tabernacolo, il presepe pronto ad accogliere il Salvatore. Tra qualche ora inizierà la Messa della sera, celebrata per coloro ai quali la maledetta camorra rubò la vita senza nessuna colpa. Pregheremo il Signore perché li abbia in gloria, perché doni consolazione a chi, anche a distanza di anni, continua a piangere la loro morte, perché la sete di giustizia non ci abbandoni mai. Tra poco lo sguardo sarà rivolto al Dio del cielo e della terra, dei vivi e dei morti. Mi distraggo nel guardare ciò che accade attorno a me e dentro di me.
Don Patriciello e Il magistrato Gratteri a Caivano - ANSA
Siamo chiamati ad amare Dio senza mai distogliere lo sguardo dai fratelli. Tutti, tutti i fratelli e le sorelle del mondo, a cominciare, ovviamente, da quelli di casa propria. Sono diverse le persone presenti costrette a vivere sotto scorta. Quella di Gratteri, può essere paragonata a un “ minuscolo esercito". Un uomo prigioniero eppure veramente libero. C'è chi lo vuole morto. Ai nemici della civiltà, dell'umanità, della bellezza e della legalità, questo servitore dello Stato fa paura. Il suo esempio trascina. Le sue parole inchiodano. La sua libertà spaventa. E proprio vero, non sono i ladri di cose o di denaro il nostro vero problema. Questi miseri arraffoni li troveremo fino alla fine del mondo. Le cose vanno e vengono. Per averle tanta gente è disposta a svendere finanche la dignità e la libertà, per poi accumularle e sciuparle inutilmente. A riguardo il Vangelo è chiaro, non fa sconti. Chi spaventa sono i rapinatori di futuro e di speranza. Soprattutto quando, imbrogliando, riescono a camuffarsi nei panni dei samaritani buoni, delle istituzioni, della Chiesa.
Da questo punto di vista, l'incontro di domenica sera è stata una vera iniezione di entusiasmo e di ottimismo. Fine dell'incontro. Il "minuscolo esercito" va via accompagnato dalla folla.
Guardo i volti delle persone, sono commossi, sereni, soddisfatti: lo Stato, che tante volte latita, in questi mesi ci è corso incontro. Nessun miracolo, per carità, ma la volontà da parte del governo di porre mano ad anni e anni di degrado e di abbandono. Problemi ce ne sono e tanti. Il primo fra tutti è permettere ai giovani, dopo aver studiato, di non emigrare altrove, abbandonando le loro terre, le loro famiglie, i loro progetti.
A Caivano sta succedendo qualcosa di bello che è sotto gli occhi di tutti. Tanto, ovviamente, resta da fare. La cosa che a me prete dà più gioia è il fatto che il faro acceso sulla nostra realtà è destinato a illuminare tutte le periferie d'Italia.
Ricordo le parole di papa Francesco: «Occorre guardare alle periferie non più come la fine ma l'inizio della città». Vero. È questa la vera rivoluzione. Nei nostri quartieri mancano tante cose, vengono mortificati tanti diritti, non manca però la voglia di combattere, di vivere e il coraggio di dare vita a nuove vita. È nelle periferie che occorre andare per trovare bambini e ragazzi poveri ma capaci di stupirsi ancora ed essere felici con poco. Non a caso il nostro Dio ha voluto nascere in una periferia.