Opinioni

La Chiesa per la scuola. Il Papa ci insegna l'amore per la scuola

Salvatore Mazza sabato 10 maggio 2014
Tutto in una preposizione. In quel “per” che sottintende amore, e che significa sempre “aggiungere”, e mai “togliere”. Una preposizione a spiegare quel mezzo milione di persone in piazza non “contro” ma “per”, “non per un lamento” ma per “una festa, una festa per la scuola”. E se “sappiamo bene che ci sono problemi e cose che non vanno… voi siete qui, noi siamo qui perché amiamo la scuola”. Con l’augurio che tutti possano fare “una bella strada nella scuola, una strada che faccia crescere le tre lingue che una persona adulta deve conoscere”, quelle “della mente del cuore e delle mani”. Insieme “ma armoniosamente: cioè pensare quello che tu senti e quello che tu fai; sentire quello che pensi e quello che fai; e fare quello che pensi e quello che senti”. Sono le parole con cui Francesco s’è rivolto alla folla raccolta in piazza San Pietro – e lungo tutta via della Conciliazione fino a Castel Sant’Angelo e al Tevere, ben oltre le aspettative – per la manifestazione “La scuola incontra il Papa”, promossa dalla Conferenza episcopale italiana. “Scuola” senza aggettivi, “tutta la scuola” come quella raccontata da Papa Bergoglio nel suo saluto ai presenti, nel quale ha declinate le ragioni del suo amore per questa istituzione che “è sinonimo di apertura alla realtà”, ha detto, ricordando l’insegnamento di don Lorenzo Milani e indicando in questa la prima di quelle ragioni, in quanto “andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni”. Altro motivo di quell’amore, ha proseguito, è che “la scuola è un luogo di incontro” e questo “è fondamentale nell’età della crescita, come complemento alla famiglia”. Infatti “la famiglia è il primo nucleo di relazioni”, quella delle relazioni “di base” e che “ci accompagna sempre nella vita”. “Ma a scuola noi “socializziamo””, e per questo “è la prima società che integra la famiglia”. Per questo, dunque, famiglia e scuola “non vanno mai contrapposte. Sono complementari, e dunque è importante che collaborino, nel rispetto reciproco”. “Per educare un figlio - ha detto Francesco citando un proverbio africano, e invitando la folla a ripeterlo con lui - ci vuole un villaggio”. E infine, ultima ragione dell’amore, è perché essa “ci educa al vero, al bene e al bello”. Perché “l’educazione non può essere neutra. O è positiva o è negativa; o arricchisce o impoverisce; o fa crescere la persona o la deprime, persino può corromperla. La missione della scuola è di sviluppare il senso del vero, del bene e del bello”, tre dimensioni che, ha concluso il Papa, “non sono mai separate, ma sempre intrecciate”.