Il direttore risponde. La parola e i gesti di Papa Francesco: il rischio del «crucifige» e la nostra fede
Gentile direttore,ho riflettuto sulla recente visita di Papa Francesco in Terra Santa e sull’appello a non strumentalizzare il nome di Dio per giustificare la violenza. Mi è tornato alla mente quanto disse Benedetto XVI nel discorso su "Fede e Ragione" all’università di Ratisbona, discorso che conservo insieme a stralci dei giornali di allora. Sì, perché ne seguirono articoli, distinguo, spiegazioni, accuse e quant’altro. Oggi invece tutti concordi e paciosi… A me pare che il Messaggio, quello del Vangelo sia, allora come oggi lo stesso, magari espresso con parole e toni diversi. Sempre lo stesso che ho rivisto e sentito, tante volte nelle parole di Giovanni Paolo II. Ed ecco che ho un sussulto riguardo il fatto che Papa Francesco sia spesso e volentieri tirato di qua e di là per la tonaca, sempre pro domo sua anche da chi prima guardava con occhio critico, per dirla nel migliore dei modi, all’agire dei suoi predecessori. Incredibile e, temo, devastante. Ma spero che, questa volta, all’ingresso in Gerusalemme non segua presto il crucifige.
Claudio Donati, Villasanta (Mb)