Comunque si dipani nei prossimi giorni, la 'matassa' politico giudiziaria venuta alla luce ieri con l’inchiesta bresciana a carico degli aspiranti secessionisti veneti, e culminata in ben 24 arresti, non può essere archiviata con una noncurante scrollata di spalle. Se infatti il seguito delle indagini dimostrerà la fondatezza dell’ipotesi accusatoria, ci troveremmo di fronte a uno scenario davvero inquietante, come tale meritevole di accurata riflessione in sede politica e non solo. Aldilà degli aspetti eventualmente 'folkloristici' della vicenda, a cominciare dalla effettiva disponibilità di armamenti con caratteristiche sensazionali, i precedenti e i 'curricula' di alcuni dei personaggi coinvolti fanno pensare a una sorta di professionismo estremista, che di volta in volta cerca di esprimersi sul piano ideologico puro (deliri compresi) oppure prova a intercettare disagi reali in territori dove si concentrano sacche di sofferenza (e insofferenza) e fertili terreni di protesta. Se invece l’iniziativa della magistratura dovesse presto ridimensionarsi o rivelarsi del tutto infondata, l’effetto sul dibattito tra le forze politiche e sull’opinione pubblica sarebbe non meno squassante. Veniamo da due settimane di accese polemiche sul referendum per l’«indipendenza» del Veneto, accreditato di un’adesione che oscilla tra il quasi oceanico e il poco meno che simbolico, ma comunque capace di produrre un 'seguito' in Consiglio regionale dagli sviluppi al momento imprevedibili. Immaginiamo cosa potrebbe innescare l’eventuale flop di un’inchiesta penale come quella appena aperta. E qui merita una qualche considerazione la fretta con cui i vertici leghisti si sono precipitati a screditare a priori e senza la minima remora l’iniziativa della magistratura bresciana. Eppure con alcuni degli accusati hanno avuto in passato esperienze non proprio felici di coabitazione, pagando a volte un prezzo in termini di credibilità complessiva. Più che una certezza di innocenza, la copertura 'ideale' subito offerta ai protagonisti fin qui negativi della vicenda fa pensare a una ricerca di visibilità a ogni costo, in vista di una consultazione europea che vede i 'padani' soggetti a concorrenze 'separatiste' cui non erano mai stati abituati.