Analisi. Finanza cattolica? Puntiamo a ottimizzare, non solo a massimizzare
Elena Beccalli
L’ecosistema globale degli investimenti coerenti con la fede sta crescendo sempre di più, in termini di volumi e di investimento, sia di consapevolezza. Un tentativo di stimare il valore monetario del “capitale cristiano” indica che esso rappresenta oltre 800 miliardi di euro in Europa. Tuttavia, solo un numero limitato di fondi di investimento europei incorpora i principi approvati dalla Dottrina sociale della Chiesa nella propria gestione finanziaria. Rappresentano solo pochi miliardi di euro nella gestione di asset. Di qui la necessità di sviluppare un ecosistema globale coerente con la fede, che implichi il lavoro su servizi ecosistemici chiave, come la classificazione dei fondi e il monitoraggio delle prestazioni, i fondi di investimento alternativi, gli indici di mercato, la transizione e la rendicontazione e la delega al voto/impegno.
La creazione di questi servizi ecosistemici è essenziale per far progredire Mensuram Bonam. Ma la svolta a cui siamo chiamati ha una valenza anche culturale, e proprio su questo piano può spiegare i i suoi effetti più deflagranti e pervasivi, andando a impattare sulla vita di tutti e non solo degli addetti ai lavori. Quando si passa a una prospettiva ecosistemica per gli investimenti integrali, come ben definito dal Cardinale Peter Turkson lo scorso anno a Roma, l’obiettivo dell’investimento va oltre la semplice massimizzazione dei rendimenti, per diventare l’ottimizzazione dei rendimenti. L’etica deve essere l’argomentazione della funzione di obiettivo da parte dell’investitore (o di chi per lui), e non in quanto vincolo della funzione di obiettivo da massimizzare. Ciò implica il passaggio dalla massimizzazione del rendimento all’ottimizzazione del rendimento. L’etica diventa cruciale per la funzione di obiettivo dell’investimento, come ci ricorda Mensuram Bonam al paragrafo 30. Questa è la vera rivoluzione culturale e teorica. Molti nel mainstream economico ora accettano che l’etica debba essere presa in considerazione, soprattutto per ottenere risultati giusti e sostenibili. Tuttavia, il mainstream economico non accetta che l’etica sia una componente della funzione di investimento da parte dell’investitore. Troppo spesso l’etica rimane un optional, o un vincolo da affrontare, quando si gestisce la massimizzazione di altri risultati (MB, 30).
Come agire, allora? Il Sinodo e Papa Francesco chiedono una “Chiesa in ascolto”, che riconosca la necessità di una maggiore inclusività nei processi decisionali. Questo è esattamente l’obiettivo di Mensuram Bonam e ciò che il Convegno di Londra incarna: portare voci e prospettive diverse nella conversazione. Nel chiedere un dialogo aperto con la cultura contemporanea, il Sinodo immagina una Chiesa che si impegna in modo rispettoso e ponderato con il mondo secolare. Questo è il cuore della Mensuram Bonam e del lavoro del Convegno di questi giorni a Londra.
Siamo immersi nel mondo materiale e finanziario, non come avversari, ma per riconoscere i doni degli sforzi reciproci e per gettare la luce morale del Vangelo su situazioni altrimenti limitate o spezzate dalle paure o dalle fragilità umane. Che cosa abbiamo preso a cuore come lezione chiave, che ci spingerà a cambiare ciò che facciamo quando torneremo al nostro lavoro quotidiano? L’apertura alla trasformazione è anche la chiamata a cui tutti abbiamo risposto dalla Mensuram Bonam: una chiamata a lasciar andare pratiche obsolete che ostacolano lo sviluppo umano integrale e una chiamata ad abbracciare, da soli e insieme, nuovi modi di essere fedeli a Cristo nel mondo contemporaneo.