Guerra russo-ucraina. Ora un’iniziativa diplomatica di Francia, Germania e Italia
Caro direttore,
l’analisi sviluppata ieri dal direttore politico del Ministero degli Esteri, ambasciatore Pasquale Ferrara, sul “Mattino” conferma la continua, paziente e ostinata ricerca da parte italiana di una soluzione diplomatica al conflitto originato dall’aggressione russa all’Ucraina.
Il riferimento alle Nazioni Unite è una costante della nostra politica estera ed è certamente in quella sede che dovrà essere depositato l’accordo che verrà raggiunto. L’appello all’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) ricorda i tentativi esperiti alla fine della guerra fredda per creare tra le due parti dell’Europa un nuovo e stabile ordine, la cosiddetta “casa comune europea”, attraverso una decisa politica di disarmo e soprattutto il varo di misure per il rafforzamento di rapporti basati sulla fiducia reciproca (confidence building measures).
Se questo è il quadro di riferimento all’interno del quale si muove la Farnesina, non mancano segnali che suggeriscono di accelerare il più possibile l’avvio di iniziative concrete per il riavvicinamento delle posizioni dell’uno e dell’altro dei belligeranti.
Il decorso del tempo purtroppo non lavora a favore di una cessazione delle ostilità. Non solo sale di giorno in giorno il numero delle vittime e si acuiscono le sofferenze della popolazione civile, ma prosegue altresì la distruzione di città e di infrastrutture. È improbabile che da parte russa si vorrà facilmente cedere domani quello che, con gravi e pesanti perdite, si sta acquistando oggi. Al tempo stesso sempre più imponente è l’invio di armi all’Ucraina, con crescenti rischi di escalation, mentre, stando alle dichiarazioni del ministro Di Maio, l’escalation da perseguire dovrebbe essere solo quella diplomatica.
Quanto alle sanzioni, l’introduzione di ulteriori misure ricorda le grida manzoniane: se ne aggiungono vieppiù di nuove, accrescendo al contempo le dosi di quelle in atto, come avviene per le malattie ostinate. Si dimentica che moltissime Nazioni non le applicano e che le sanzioni imposte dai Paesi occidentali vengono spesso aggirate.
Ma recentissimi eventi rivelano che la continuazione della guerra sta dando luogo a preoccupanti sviluppi sul piano politico. Gli occidentali avevano sin dall’inizio dichiarato di voler intervenire a difesa dell’Ucraina per salvaguardarne l’indipendenza e la sovranità di fronte alla prepotenza e ai soprusi del Cremlino. Ma chi difenderà Zelensky dalle pretese della Nato che vuole imporre la sua linea a quella di Kiev in vista delle trattative da intavolare con Putin?
Sabato, il presidente ucraino aveva appena terminato di dichiarare la sua posizione sulla Crimea e sul Donbass che è immediatamente intervenuto in forma ambigua e con sostanza purtroppo certa il segretario generale della Nato Stoltenberg, quasi per zittirlo. E di fronte allo spettro di una guerra che potrebbe perpetuarsi per tempi indefiniti, in che modo Zelensky avrebbe la possibilità di interromperla?
Sorprende, che avendo Stoltenberg parlato di questioni sulle quali è molto discutibile la sua facoltà di intervento – si tratta di decisioni sulla cessione o meno di territori, questioni che competono ai singoli Stati e non certo agli organi di un’Alleanza di carattere militare – non ci sia stata alcuna significativa reazione pubblica.
Alla luce di questi sviluppi appare sempre più urgente un’iniziativa di alcuni Paesi europei storicamente più impegnati nella Nato e nella Ue, non essendo immaginabile, allo stato attuale, una intesa a 27. Un tentativo di mediazione a tre, Francia, Italia e Germania, potrebbe avvalersi anche dei passi avanti realizzati negli incontri tra rappresentanti russi e ucraini patrocinati dalla Turchia, Paese che ha una posizione particolare nell’Alleanza Atlantica.
Un’iniziativa a tre permetterebbe altresì di mettere alla prova l’atteggiamento di Parigi alla luce del Trattato del Quirinale che ha istituito una cooperazione rafforzata tra le due nazioni. Macron si dice interessato a portare avanti il dialogo con Mosca in vista di negoziati. Ma insieme a chi? Si presume con l’Italia e non soltanto con Scholz. Una iniziativa di questo tipo permetterebbe anche di riportare un po’ di ordine nella situazione generale, evitando fughe in avanti come quella di Stoltenberg.
Purtroppo, bisogna prendere anche atto che un cessate il fuoco non verrà senza la messa a punto, sia pure nelle grandi linee, di un accordo. Taceranno le armi solo se le due parti avranno convenuto su alcuni punti basilari. E date le dichiarazioni che i due contendenti hanno sin qui rilasciato si potrebbe già delineare il quadro di una possibile intesa.
Per questo motivo un tentativo di mediazione da parte dei tre paesi europei, in grado di esercitare, su Kiev e su Mosca, le necessarie pressioni, non sarebbe velleitario.