Opinioni

La scoperta al Cern, la nostra ricerca. E ognuno di noi trovi il suo Bosone

Davide Rondoni venerdì 6 luglio 2012
Io il Bosone l’avevo già trovato. E ogni mattina lo cerco ancora. Il Bosone della gioia. Quello senza il quale la materia non ha senso. Tutte le mattine mi alzo a cercare il mio Bosone quotidiano, per così dire. Quell’elemento senza il quale la materia della vita, la pelle, il vino, le conchiglie, le stelle, le labbra, la malattia, lo schermo del pc, il tabacco, il sugo, le fragole e tutto il resto, non si capisce bene cosa ci stanno a fare. Ogni mattina lo cerco. Perché la vita è ricerca. È una caccia. Lo sanno gli scienziati, come quelli che han fatto la posta al Bosone la cui esistenza fu teorizzata cinquant’anni fa da Higgs. E lo sanno i poeti, e i filosofi. Che se non cercano muoiono come poeti o filosofi. Gli scienziati delle istituzioni in corsa hanno cercato, hanno atteso, si sono protesi. E infine pare che il Bosone l’abbiano preso. Pare che abbiano trovato, dunque, l’elemento che sta al principio della materia. L’elemento senza il quale non si capiva bene come stava su il resto. Quel che esserci doveva, anche se non si riusciva a vedere. A ben pensarci, ogni mattina ognuno di noi cerca il suo Bosone. L’elemento che, anche se non si vede, c’è per tener su – per quanto precariamente – la materia che compone tutto il teatro delle cose e degli eventi. Dagli scienziati che si sono impegnati così a lungo e dalle istituzioni che li hanno sostenuti arriva un invito a noi tutti, che esce dai limiti del valore della scoperta e dei suoi possibili sviluppi. È un invito potente. Un richiamo alto e al tempo stesso feriale. Solo chi vuole esser sordo non lo intende. E parla d’altro. E fa finta di niente. Ma chiunque abbia in sé ancora traccia di quella umanità che in qualcosa accomuna gli eroi di Omero e un ragazzetto del Duemila, intende che in questa scoperta e nelle sue modalità c’è un segno per tutti. Come la scienza non ha senso se non si protende a cercare gli elementi primari e costitutivi del reale misurabile e verificabile con i suoi strumenti, così anche la vita non è veramente tale se non si protende a cercare gli elementi primari, ciò che dà senso all’esistenza personale. Se un uomo non cerca il Bosone della sua vita, tradisce se stesso. Lo deve cercare, come hanno fatto gli scienziati del Cern, impegnando tutto quello che sa, le risorse che può impiegare, in un’alternanza di lavoro solitario e sacrificio individuale e di lavoro di gruppo. Naturalmente il Bosone della scienza si indaga e verifica con il metodo proprio della scienza, che è la misurazione. Mentre il Bosone della vita non è 'misurabile' con lo stesso metodo. La vita ha altri modi per giungere alle proprie certezze. Penso che il Bosone della vita sia in una speciale gioia. Che non è la semplice allegria che ci prende talvolta e nemmeno la spensieratezza leggera. Ma un nucleo per così dire durissimo e un po’ sfuggente. Un elemento primario, basilare. Quella gioia di cui abbiamo grandi maestri nei bambini e in quelli che ogni tradizione religiosa chiama santi. Non a caso il Vangelo – invitandoci a imitare i bambini e a guardare ogni giorno il volto dei santi – promette una «gioia piena». Perché stima la ricerca umana della gioia, del Bosone esistenziale. Come dire la forza che da quell’elemento primario si irradia a riempire tutta la vita. La esaltante e certo importante scoperta di questi scienziati che avvertiamo subito come compagni, ci richiama a vivere la vita per quello che è: una tensione che non finisce mai. Sbaglia infatti chi pensa che l’uomo sicuro dell’esistenza di Dio non sia 'in ricerca'. Infatti, chi conosce l’esperienza della gioia (come quella dell’amore, altro nome del Bosone primordiale) sa che averla intravista ed essere certi della sua esistenza muove il desiderio di cercarla ancora, di conoscerla di più. Di non dargli scampo, e cercarla sempre.