Obiettare, come si sa e si può, con serena decisione contro la guerra
Caro direttore,
è possibile accettare la continuazione della guerra globale in corso, devastante non solo per l’Ucraina ma per gran parte del mondo, per i popoli della fame, per i rischi ambientali e nucleari, per milioni di famiglie che si stanno impoverendo e cadendo in miseria (anche in Italia), per i gravi danni arrecati alla cultura, al diritto internazionale, al cammino ecumenico, alla credibilità della fede cristiana e di tutte le fedi, alla convivenza civile? Troppi si stanno abituando alla guerra come un rumore di fondo di cui non avvertono più la pericolosità o che ritengono normale. Fino a quando? Quale evento dobbiamo aspettare per metter fine a una guerra che può durare anni perché nessuno militarmente può vincerla? L’Ucraina ha davanti una superpotenza anche nucleare. La Russia un Paese appoggiato da altri Stati e dalla Nato. Chi sta vincendo sono i produttori e i mercanti di armi così come settori economici che la stanno usando per incassare immensi profitti. Oltre a insistere per attivare l’azione diplomatica dell’Onu, dell’Osce, della Ue e per creare solidarietà con le vittime (campagne “Stop the war now”, “Europe for peace”, Movimento europeo di azione nonviolenta e altro), ricordo la possibilità di esercitare una multiforme obiezione di coscienza. Ne parlava il Papa parlando ai giovani europei riuniti a Praga nel luglio scorso, ricordando il beato Franz Jägerstätter che fu ucciso per aver rifiutato di giurare a Hitler: «Dobbiamo impegnarci a metter fine a questo scempio di guerra, dove, come al solito, pochi potenti decidono e mandano migliaia di giovani a combattere e morire. In casi come questo è legittimo ribellarsi ». Ognuno a modo suo. Ognuno come può. Ma serenamente decisi.
Ha ragione, caro amico. Troppi di noi si stanno abituando anche alla guerra d’Ucraina. Ma non solo: si continua, infatti, a propagandare l’idea che questo conflitto che contrappone non solo due Paesi, ma molto di più, e sul quale incombono le risorse estreme di arsenali terrificanti, potrà finire con un’azione di forza che pieghi l’aggressore russo o l’aggredito ucraino. Non è così, e così non dovrà essere in alcun modo. Perché qualunque soluzione di forza finirebbe per portarci all’orrore assoluto. L’Ucraina non va lasciata sola e va sottratta alla guerra e alle sue vertigini che spingono sia al radicamento del conflitto sia alla sua escalation. Lo diciamo e lo documentiamo dall’inizio della tragedia, più di sei mesi fa, e il passare del tempo continua a confermarlo: nessuno può vincere questa guerra e mentre pochi fanno affari tutti ne pagano le conseguenze, anche lontano dall’Europa. Ma soprattutto le pagano gli europei – ucraini, russi e “occidentali” vecchi e nuovi –. L’inverno in arrivo lo renderà più chiaro anche a chi, nonostante l’evidenza amara dei fatti, ancora stenta a crederci. Sì, contro tutto questo serve una decisa obiezione personale e collettiva. Un’obiezione serena, pur nella consapevolezza delle minacce crescenti, perché al servizio solo del bene comune che non si deve continuare a devastare. Come è tornato ad argomentare Mauro Magatti su “Avvenire” di domenica 11 settembre, l’unica via d’uscita dal conflitto è politica e diplomatica. E l’Unione Europea, nello spirito dei fondatori e secondo l’appello che anch’io ho promosso insieme ad Anpi, Arci, Movimento Europeo e Rete Italiana Pace e Disarmo deve spendersi con lucidità e tenacia per questo.
SPOT BECERO CON L’ULTIMA CENA: (AUTO)REGOLIAMOCI NOI CON LORO...
Gentile direttore,
negli ultimi anni più volte abbiamo assistito a un uso assolutamente improprio di riferimenti a episodi biblici dell’Antico e del Nuovo Testamento a fini pubblicitari. Ma è in questi ultimi giorni che – a mio parere, e non solo mio – si è superato il limite. Il sito “Segugio” che propone assicurazioni auto, si sta facendo pubblicità televisiva e digitale usando l’episodio dell’Ultima Cena, e facendo interpretare ai vari personaggi – gli “apostoli” e lo stesso “Gesù” – atteggiamenti e ruoli da avventori di un’osteria romana, sino alla conclusione dello spot con una visione d’insieme che riproduce l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci. È possibile concepire e proporre parodie così offensive? Se fossero state offese altre religioni – cosa assolutamente esecrabile – forse sarebbero stati già sollevati polveroni polemici, e magari sarebbero fioccate anche interrogazioni o interpellanze parlamentari...
C’erano una volta i codici di auto-regolamentazione televisiva e pubblicitaria, gentile don Alessandro. E c’era anche un sano senso del limite anche nei creativi pubblicitari che consentiva non solo di rispettare i sentimenti altrui, religiosi e non solo, ma di rendere indimenticabile più di uno spot o, come si diceva un tempo, alla francese, più di una réclame. Lei mi ha indotto a cercare e visionare quello spot che non avevo visto. E che fa, come lei scrive, una parodia terra-terra dell’Ultima Cena senza volgarità ma in modo oggettivamente becero per toni e contenuti. Personalmente credo che non serva far polemiche, ma che sia giusta una reazione semplice e decisa. Ovvero una pacifica e forte... auto-regolamentazione dei nostri comportamenti. Insomma, per quel che vale, le reti tv che dovessero propormi quello spot mi perderanno come spettatore e chi ha commissionato la parodia – i manager di quel sito assicurativo per auto “Segugio” – potrà star certo che non mi avrà come cliente.