Diana e la Giornata dei nonni. Un abbraccio che protegge: accanto ai nonni è meglio
Cinque nonni per ogni nipotino, addirittura meglio di quanto previsto dalla natura. Lo dice l’Istat a proposito del rapporto anziani-bambini nel nostro Paese. Purtroppo, la realtà è più complessa della statistica e può capitare che proprio là dove una nonna o un nonno sarebbero più preziosi per aiutare, sostenere, accompagnare, vigilare, offrire sguardi di attenzione e gesti di vicinanza, non siano invece presenti.
Quanto sarebbero stati necessari due nonni accanto a Diana, la piccola di 18 mesi lasciata morire sola da una madre che, per motivi che la giustizia e gli psichiatri accerteranno, aveva lasciato andare in cortocircuito la sua umanità materna. Due nonni capaci di riannodare i fili del buon senso e della ragionevolezza, attenti nel cogliere quei segnali di disagio che certamente la madre, ora in carcere, avrà manifestato e per offrirle il loro sostegno.
In alcuni casi, e quello che si è consumato l’altro giorno nella periferia milanese sembra tra questi, non basta una generica presenza sociale, pur efficiente e preparata, per cogliere la sofferenza che comprime il cuore e oscura la mente. Non basta contare su vicini premurosi e disponibili, che pure sarebbero stati presenti, per sperare in una segnalazione decisiva, in un allarme capace di risolvere una situazione complessa che si fa disperata. Serve proprio qualcuno che ti sia vicino nella quotidianità, che sappia mettere il cuore accanto al tuo, che ti conosca da sempre, che non si lasci ingannare dall’apparente normalità, dai vestitini allineati con ordine nell’armadio e dai sorrisi di circostanza.
Serve una nonna, serve un nonno che ti guardino negli occhi con la forza di una consuetudine affettiva che arriva da lontano e va ancora oltre, perché l’esperienza ha loro insegnato che solo la condivisione alleggerisce un affanno, anche grave e sconvolgente come quello che disorientava l’anima di quella madre, che solo il calore di un abbraccio può sciogliere il nodo più oscuro e più contorto che si nasconde là in fondo, dove non arrivano gli sguardi degli estranei.
Non è stato così. Quella nonna, quel nonno non c’erano. Lontani, allontanati, non lo sappiamo ancora. Sappiamo purtroppo bene invece quali sconvolgimenti possano derivare dalle disgregazioni familiari, dalla scelta o dalla necessità di rimanere lontani dai propri legami affettivi, di mettere tra parentesi le radici nell’illusione di inseguire il sogno effimero di un presente dove ciascuno basta a se stesso.
Gli esperti che si occupano del benessere familiare hanno scoperto che per misurarlo esiste un parametro solo apparentemente sorprendente, quello della distanza tra le abitazioni dei nonni e dei nipoti. Se la lontananza non supera un chilometro, le occasioni di scambio, di sostegno reciproco, di frequentazione risultano facilitate e tutti stanno meglio. Quando i nonni sono lontani le dinamiche familiari, anche quelle dei nuclei più efficienti e più funzionali, si complicano.
"Accanto ai nonni è meglio", potrebbe essere lo slogan della seconda Giornata mondiale voluta da papa Francesco che si celebra oggi in tutto il mondo. «Noi anziani non siamo mai stati tanto numerosi nella storia dell’umanità – ha detto il Papa presentando l’evento – ma non sappiamo bene come vivere questa nuova tappa della vita». Negli ultimi 60 anni, il numero degli over65 si è quadruplicato, tanto che a livello mondiale la popolazione degli anziani ha ormai superato quella rappresentata dai bambini di 5 anni. Forse in questo disastro demografico si può cogliere anche un’opportunità preziosa, come quella di mettere a fuoco un progetto di esistenza che sappia andare al di là dell’assistenza e permetta agli anziani, soprattutto a quelli soli, di sentirsi ancora nonni a tempo pieno, di esercitare quella sensibilità speciale per la cura, per la riflessione e per l’affetto nei confronti di figli e di nipoti che continuano ad avere tanto bisogno di loro.
Non sappiamo come, ma certamente in ogni città dovrebbe esistere una "banca del tempo dei nonni" per regalare a tutte le piccole Diana che ne sono prive quegli sguardi e quei gesti di tenerezza che i nonni sono maestri nell’offrire.