Il direttore risponde. Non slogan, ma visioni sensate
Caro direttore,
torno su un fatto di cronaca che non reclama più le aperture dei giornali. Ho letto e riletto la reazione dell’Associazione nazionale magistrati in difesa del giudice che ha fermato gli impianti dell’Ilva, e mi continuano a "cascare le braccia". In questi anni dove è stata la magistratura di Taranto? Dove erano gli amministratori regionali e locali, i politici, gli ambientalisti? L’Ilva non era invisibile, mi pare. Ciò che colpisce amaramente è il fatto che adesso, sconsideratamente e senza un po’ di buon senso, si pretenderebbe di cambiare di colpo le cose invece di imporre tempi realistici per la bonifica, salvaguardando il lavoro di migliaia di persone. Forse queste stesse persone, operai e impiegati, per qualcuno dovrebbero "togliersi dai piedi" ed evitare di mangiare, pretendere di mantenere una famiglia, vivere una vita normale. Val la pena di ricordare che l’Ilva è nata come azienda di Stato ed è stata venduta ai privati nelle condizione in cui è rimasta, senza che nulla a suo tempo fosse imposto. Quello che succederà prossimamente temo che sarà la vendita a gruppi stranieri (cinesi o, forse, indiani, che non mi pare operino al massimo della sicurezza ambientale…) ben felici di poter arrivare alla "eliminazione" di un concorrente. Si veda cosa è successo a Terni, dove – a suo tempo – preparai la mia tesi di laurea. È avvilente constatare a quali categorie di gestori dei vari poteri siamo in mano. Ma non perdiamo la speranza. In passato abbiamo visto grandi politici che hanno saputo ricostruire l’Italia. Oggi abbiamo bisogno di persone della stessa caratura. Gli attuali auto-referenzianti politici e governanti ne sono ben lontani, purtroppo, nonostante tutte le chiacchiere e la propaganda fatta allo scopo di tener buona la gente. Speriamo in un prossimo cambiamento radicale della classe politica e manageriale, visto che le elezioni si avvicinano. La speranza è l’ultima a morire! Cordiali saluti. Il solito nonno.
Carlo Maria Pagliari