Solidarietà e politica. Non si può più subire la verità non vera Ricostruiamo fiducia
Caro direttore,
ci hanno raccontato e fatto credere, ai tempi di mafia capitale che accogliere i migranti «rende più della droga» e che tutti coloro che a diverso titolo si occupano di accoglienza di migranti lo fanno per interesse, arricchendosi con i finanziamenti pubblici, a spese dei cittadini e quindi che forse un po’ collusi con la criminalità organizzata lo sono tutti. In quei tempi, che continuano anche oggi, non è stato semplice (e continua a non esserlo) accogliere migranti con senso di responsabilità, avendo come primo interesse le persone e non il profitto. Ma lo abbiamo fatto, con molti altri, dimostrando nei fatti e non a parole che il denaro pubblico viene usato per il bene comune.
Lo abbiamo fatto con grande senso civico e carità cristiana certi che con il nostro lavoro vengono messi semi di speranza. Non tanto tempo dopo, ci hanno raccontato e fatto credere che aiutare chi fugge da guerre, persecuzioni e da un’insopportabile ingiustizia sociale, di cui anche noi siamo causa, era e è buonismo e in non poche circostanze aiutare si è configurato come un reato. Reato umanitario, come amaramente ha titolato in prima pagina 'Avvenire'. In quei tempi, che continuano anche oggi, non è stato facile (e continua a non esserlo) aiutare con senso di responsabilità avendo come primo interesse il bene delle persone.
Ci hanno raccontato e ci stanno facendo credere che quanto si è fatto anche di buono per l’integrazione delle persone è stato frutto di un compromesso con una politica malata e che l’antipolitica è la chiave per uscire dal pantano in cui ci troviamo. Basta sostituire la classe politica perché si risolvano i problemi e si torni a garantire i diritti alle persone. In questi tempi non è facile accogliere aiutare e integrare nuovi cittadini e contribuire alla pace sociale.
Non basta garantire forma e correttezza delle procedure amministrative (ammesso che si sia capaci di farlo) e certamente non funziona se dietro un mero efficientismo si cela una sistematica deresponsabilizzazione di una classe politica inadeguata che, paralizzata dall’incertezza e dall’assenza di una visione chiara, paralizza processi amministrativi e sociali essenziali per il futuro comune e per la garanzia, la fruibilità e la sicurezza dei diritti di tutti. In Italia, nei territori e prima ancora nella politica, occorre ricostruire quella fiducia reciproca che è indispensabile per edificare una comunità vera.
In questi anni, con molti altri cittadini che rendono effettiva e non solo virtuale la democrazia partecipativa, stiamo lavorando duramente e in condizioni difficili per dimostrare che quanto ci raccontano non è vero e far capire coi fatti e non a parole che: accogliere è possibile senza arricchirsi e essere collusi con la criminalità organizzata; aiutare è possibile e doveroso perché la solidarietà è un principio centrale della nostra Costituzione ed è principio di umanità; integrare rendendo effettivi i diritti di uomini, donne e bambini non è mera azione procedurale e amministrativa, ma azione sapiente e coraggiosa di politici veri al servizio della comunità che sanno la differenza tra compromesso interessato e collaborazione disinteressata.
Quello che ci raccontano e vogliono farci credere mina ogni giorno la coesione sociale perché si minaccia la fiducia reciproca. Non possiamo più permetterlo.
Sacerdote, presidente Centro Astalli – Servizio dei gesuiti per i rifugiati in Italia