Economia sociale e di comunità. Non serve una crisi ma una buona svolta
Caro direttore, la complessità delle vicissitudini che stiamo vivendo da quasi un anno ha reso il mondo ancora più fragile e vulnerabile. Continuo a interrogarmi sulla ricerca di una linea che sia coerente con la visione dell’economia in cui credo, dove impresa e mercato siano in sé luoghi anche di fraternità e condivisione, un nuovo umanesimo a più dimensioni, in cui il mercato non sia più caratterizzato dalla mera ricerca della massimizzazione del profitto, ma sia vissuto anche come luogo aperto ai princìpi di reciprocità e solidarietà e capace, pertanto, di costruire comunità. Per questa ragione, apprezzo vivamente che, nel programma di lavori della Commissione Ue per il 2021, presentato il 19 ottobre 2020, sia stato inserito l’obiettivo di perseguire un’economia che metta al centro le persone e la comunità.
Lo sviluppo sostenibile, a differenza della mera crescita, postula infatti l’attivazione della società e la messa in comune di beni e relazioni. E a tal fine è stato predisposto un 'Piano europeo d’azione per l’economia sociale'. La presidenza del G-20 per l’Italia diventa inoltre un’occasione unica per condividere attraverso un evento dedicato, questa piattaforma di proposte, per rilanciare a livello internazionale il valore della biodiversità nell’economia e il suo valore per uno sviluppo più umano e sostenibile. È in questo scenario che dovrà nascere la consapevolezza di elaborare, condividere e promuovere un Piano nazionale 'per' e 'con' l’Economia sociale capace di rilanciare il Terzo Pilastro, ossia quella moltitudine di istituzioni che, ricombinando sociale ed economico, generano beni e servizi di interesse comunitario. In ambito Next Generation Eu, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha perciò presentato una scheda sulla «finanza d’impatto» come strumento in grado di promuovere l’economia sociale. E stato anche istituito un Comitato di dieci esperti chiamati a fare proposte operative per la definizione di incentivi, indicatori e politiche capaci di liberare il potenziale dell’imprenditorialità a finalità sociale.
Riguardo la diversità di attori dell’economia sociale italiana, abbiamo infine costituito un tavolo di lavoro finalizzato alla promozione dell’impresa ad alto impatto sociale che aggrega le associazioni e reti (anche internazionali) rappresentative di tutte imprese che promuovono ,in varie forme, la responsabilità sociale d’impresa e l’«economia circolare» nonché banche che promuovono finanza etica e mutualistica. Una rete imprenditoriale che ha condiviso una comune visione di sviluppo e che ha sottoscritto il «Patto per le imprese per una Terza Economia» che uno studio di Aiccon valuta sia composta da più di 400mila aziende italiane. Il cantiere della Terza Economia è aperto e molte sono le iniziative e proposte di legge già intraprese.
Fra queste val la pena citare: 1) la costituzione di un Registro unico dell’imprese dell’economia sociale capace di raccogliere le imprese della Terza economia, promuovendo lo scambio di informazioni e buone pratiche; 2) la proposta di legge (già assegnata alla prima commissione del Senato) sull’«impresa sociale di comunità», risultato di un tavolo composto da parlamentari di tutti gli schieramenti, rappresentanti di categorie ed esperti; 3) l’elaborazione di una metodologia e di indicatori di valutazione d’impatto per tutte le imprese Italiane. A tal fine centrale sarà il ruolo degli indicatori del Bes (benessere equo e sostenibile). Questa che mi piace chiamare Terza Economia potrà generare futuro e rendere migliore l’esistenza di ciascuna persona, nel pieno rispetto della Terra, nostra casa comune. Destabilizzare questo processo, aprendo, in questo delicatissimo momento, una crisi di governo, ci renderebbe colpevoli di fronte alle future generazioni, alle persone in condizioni di fragilità e a chi ha l’assoluto bisogno di essere ben rappresentato nei luoghi della medicina, della scienza, della finanza e dell’economia. Ci sono corsi che non possono essere fermati per interessi individualistici e l’Italia è in una fase delicatissima e cruciale. Capirlo e interpretare inveve la crisi pandemica per un cambiamento finalizzato al benessere della collettività è l’unico obiettivo serio.
Sottosegretario del Lavoro e delle Politiche Sociali