Opinioni

Il direttore risponde. Non rassegnarsi alla decadenza

Marco Tarquinio venerdì 5 ottobre 2012
​Gentile direttore,
mi permetto di scriverle in merito a quanto affermato dall’onorevole Casini, che inorridisce per l’alleanza tra Bersani e Vendola. Come cattolica e cristiana credo infatti che non sia giusto esprimere giudizi così pesanti da parte di chi si professa «cattolico e cristiano» tanto da chiedere, sotto elezioni, anche la speciale benedizione dal Santo Padre.
Credo sia ora che la Chiesa cattolica prenda atto di determinati comportamenti, richiamando l’attenzione dei fedeli sui valori fondanti del cristianesimo che non mi sembra caratterizzino particolarmente l’area politica a cui appartiene l’onorevole Casini. È vero che siamo in uno stato di «coma etico», come dice don Ciotti, ma non intendo assistere impotente a tale livello di decadenza.
Vincenza Spiridione
Francamente, gentile signora Spiridione, non trovo così "pesanti" i giudizi espressi da Pier Ferdinando Casini a proposito dell’alleanza politica tra il segretario del Pd. Pierluigi Bersani, e il leader di Sel e presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. Netti sì. Netti e politicamente legittimi, anche se – com’è scontato – non tutti inorridiscono per quel patto. Io per esempio non inorridisco, credo che sia semplicemente una delle opzioni possibili per la sinistra italiana, una variante delle scelte infine regolarmente perdenti sul piano politico e di governo compiute per praticamente tutto l’arco della cosiddetta Seconda Repubblica (e speculari a scelte, e presunzioni, del centrodestra). Non mi risulta, poi, che Casini abbia chiesto una «speciale benedizione» a Benedetto XVI. So che è andato in udienza a Castel Gandolfo con tutto il comitato direttivo dell’Internazionale democristiana, che presiede. E so che il Papa anche in quell’occasione ha fatto un discorso molto chiaro ai convenuti, ricordando princìpi non scalfibili e un monito perenne: «Il giudizio è severo con coloro che stanno in alto» (Sapienza 6,5). E questo mi porta al tema del «coma etico» evocato da don Luigi Ciotti, che si riferiva soprattutto ai fenomeni purtroppo assai diffusi in Italia di corruzione pubblica e privata. Trovo che l’immagine sia volutamente provocatoria e scioccante per cercare di svegliare i dormienti e per far sussultare i mezzi-complici (Dante direbbe gli «ignavi»), ma credo anche che – grazie a Dio e a tante brave persone – non sia un’immagine completamente aderente alla realtà. L’Italia non è ancora un Paese in «coma etico» nonostante decenni di iniezioni di relativismo assoluto e malgrado la continua proposizione di modelli "di successo" all’insegna dell’individualismo più cinico e autoreferenziale. Sono davvero molti quelli che resistono e che non si rassegnano, quelli che non sono affatto "a zero" quanto a forza e sensibilità morale. E sono la maggior parte della nostra gente (la fede aiuta molto, come l’esperienza concreta della «vita buona» del Vangelo). Bisogna dar loro coraggio e punti di riferimento seri, far capire che non sono solo quegli altri – i corrotti, i furbi, gli evasori, gli sfruttatori, i razzisti, gli arrivisti e i teorici del perfettismo fisico – a dominare la scena. Occorre confermare loro che valgono infinitamente di più il lavoro, la solidarietà, la creatività, lo spirito comunitario, l’amore per la propria patria, l’accoglienza dei piccoli e dei deboli, il rispetto dei diversi e dei disabili. Tutto ciò, in sostanza, che questa parte grande del nostro popolo – persone perbene (sì, perbene, perché non accettano di diventare permale) – sa vivere e testimoniare quasi sempre senza clamore. Per questo su Avvenire – come sugli altri media cattolici, a cominciare da Tv2000 e Radio inBlu – un po’ di clamore mediatico attorno alle attività e iniziative "resistenti" cerchiamo di crearlo sempre... Vorrei dirle, insomma, che lei fa benissimo a essere esigente sulla "qualità etica" di una proposta politica. E quando dico "qualità etica" penso certamente alla volontà di lottare contro malcostume e malavita di ogni tipo, ma prima ancora alla fondamentale battaglia di civiltà contro tutte le violenze compiute sulla vita, contro tutte le manipolazioni dell’umano e degli ambiti in cui l’umano si sviluppa, a cominciare da quello familiare. Continuo perciò a pensare, gentile signora, che è qui che i partiti politici vanno prima di tutto giudicati. La «decadenza» di una comunità nazionale si valuta, e si contrasta, proprio su questo fronte decisivo.