Botta e risposta. Non passa per gli sconti la difesa del libro e dei lettori
Gentile direttore,
in Italia si legge poco (così riportano tutte le statistiche ufficiali che leggiamo sui giornali) e il Parlamento cosa fa? Obbliga a far scendere lo sconto massimo sui libri dal 15% al 5%. Con questa brillante intuizione, i signori parlamentari pensano che gli italiani leggano di più? Se poi i cittadini non si sentono rappresentati da questi soggetti, non c’è da stupirsi, poiché anche questa è una dimostrazione del fatto che i parlamentari lavorano contro i cittadini.
Caro signor Bettini, la legge 15/2020, entrata in vigore il 25 marzo, non si limita a fissare lo sconto massimo al 5% sul prezzo di copertina, ma prevede una serie di iniziative per la promozione della lettura, delle quali fa parte anche l’azione di contrasto alla povertà educativa e culturale (art. 6). Il tentativo, insomma, è di portare all’attenzione dell’intera comunità il valore del libro, che non è immediatamente identificabile con il suo prezzo. L’automatismo dello sconto, così come è concepito e praticato in Italia, rappresenta un’anomalia a livello europeo. In molti Paesi dell’Unione, compresi quelli con gli indici di lettura più alti, lo sconto non viene praticato abitualmente e, quando pure è disponibile, non può essere pubblicizzato né apertamente proposto dal venditore all’acquirente. Tutto questo non impedisce, appunto, il riconoscimento del valore del libro. Prima dell’entrata in vigore della cosiddetta legge Levi (27/2011) lo sconto poteva arrivare fino al 30%, a tutto vantaggio delle librerie online. Il tetto fissato dalla legge Levi era, com’è noto, pari al 15% e ora è stato ulteriormente ridotto al 5%, causando non pochi contrasti fra l’Associazione Librai Italiani, che ha salutato positivamente la decisione, e l’Associazione Italiana Editori, che al contrario ha espresso il timore di effetti negativi sul mercato. Tutto questo prima dell’emergenza coronavirus, che in nella fase iniziale ha duramente colpito l’editoria. I dati più recenti – che “Avvenire” ha riportato e commentato il 14 ottobre scorso – mostrano una ripresa graduale e costante, che a quanto pare non è ostacolata dalla nuova legge. Anche con l’attuale normativa, in ogni caso, gli editori hanno a disposizione un mese all’anno durante il quale praticare sconti fino al 20% (art. 3).