Opinioni

Nuovi poveri. Non fiori, ma pacchi di pasta: sia così la festa della mamma

Marina Corradi domenica 10 maggio 2020

«Leggere i loro messaggi, in queste notti, toglie il sonno». I messaggi che tolgono il sonno nel tempo dell’epidemia, scrive in un’email di ieri il Banco Alimentare, sono quelli di tante mamme di bambini, anche molto piccoli, che chiedono cibo e pannolini. Dentro la grande onda di povertà sollevata dal Covid – come un terremoto nell’oceano solleva uno tsunami – ci sono centinaia di migliaia di lavoratori precari, o in nero, o "a chiamata" – cioè che se non vengono richiesti non prendono un euro (il che ricorda dolorosamente quei braccianti che venivano reclutati un tempo all’alba nelle piazze, e chi non veniva chiamato non mangiava).Tra questi lavoratori ultimi ci sono giovani famiglie, e giovani madri. Quei messaggi, scrivono dal Banco Alimentare, sono scritti in filippino, ma anche in buon italiano. In forma gentile, quasi imbarazzata. Nuovi poveri alla prova estrema: la pentola in cui non c’è nulla, la sera, da buttare.

Le madri, tra loro, sono tante. Sono le colf licenziate o in nero immobilizzate dalla pandemia, le mogli di ragazzi rimasti senza lavoro, le neomamme con figli molto piccoli, che se ne restano spaventate in piccoli appartamenti di periferia. Se non le vediamo è, forse, perché soprattutto ora non ci allontaniamo dal nostro quartiere. Ma nei caseggiati popolari ai margini delle metropoli il lockdown è, per alcuni, fame: parola che per primo con forza pronunciò papa Francesco una mattina a Santa Marta, due mesi fa. Fame tra noi, in Italia, qualcosa che la nostra generazione non ha conosciuto se non nei racconti di genitori e nonni. Come testimoniano le Caritas di tutta Italia: da Milano, dove la distribuzione di viveri è cresciuta del 50 per cento, a Palermo, dove 200 nuovi volontari Caritas appena formati sono strenuamente impegnati nei quartieri poveri. Volontari giovani, giacché i più anziani devono restare a casa (il che conforta: la carità è ancora, in questo Paese, un’eredità che passa di generazione in generazione).La nuova fame dunque morde famiglie che finora tiravano fine mese. Eppure anche la fame, osiamo dire, non pesa allo stesso modo per tutti. Gli adulti possono, per qualche tempo almeno, stringere la cinghia e tenere duro: lo hanno fatto in tanti, durante la guerra. Ma la fame delle madri, è molto peggio: perché non è la loro, è quella dei loro bambini. Non è lo stomaco vuoto, è un tormento dell’anima. Qualcosa quasi contro natura: anche le rondini e le gatte sfamano i loro piccoli, è un imperativo interiore. Per noi, nati in tempo di pace, è difficile immaginare cosa voglia dire avere un figlio che piange, e non avere nulla da dargli da mangiare. Al solo pensiero ci si sente male. (Qualsiasi cosa, ti dici, faresti, per sfamare tuo figlio: elemosinare, rubare perfino, con il cuore a mille, nelle corsie di un supermercato).

Occorre sapere, in questa Festa della mamma, che tra noi le donne in queste condizioni si sono moltiplicate. Italiane e straniere, donne che magari hanno avuto il coraggio di tenersi un figlio non previsto, e sono di più fra quelle, rare, che di figli ne mettono al mondo tre o quattro. Tre o quattro bambini nell’Italia del Covid, e uno stipendio solo, magari anche di impiegato, che viene meno. Se non si è di famiglia benestante, c’è da tremare.

Così in questo 10 maggio 2020 ricordiamoci di quei «messaggi che tolgono il sonno», e che vengono da case tanto vicine alle nostre. E per un anno, magari, non rose a nostra madre, ma pasta, e latte in polvere a madri sconosciute. Perché: «Guai, se anche ad una sola richiesta non rispondiamo!». Lo dicono e lo sanno bene quelle e quelli della "prima linea della solidarietà", organizzazioni che nessuno osa più processare con slogan indegni e che stanno danno tutte insieme prova di generosità e coraggio.

A tutti e a ciascuno, bisogna rispondere: una parola, un aiuto bisogna darlo, sempre. Perché chi non riceve risposta capisce di essere solo, ed è più disperato di prima. E anche perché, pensando a quell’uno, si dorme male.

Sì, non torniamo a casa con mazzi di rose quest’anno, ma regaliamo riso e olio e latte a una donna che ha la credenza vuota, e dei bambini che aspettano. (E se lo spiegate a vostra madre, siatene certi, capirà).