Conti, manovra e natalità. Non fermiamoci al tesoretto: facciamo spazio al futuro
Sorpresa, il paziente Italia non ha una salute poi così compromessa. È il referto dell’Istat, che ieri ha aggiornato al rialzo i dati sull’economia del Paese negli ultimi anni. C’è chi ci vede un tesoretto potenziale da un miliardo a disposizione della prossima Legge di bilancio, opzione prontamente smentita dal ministro Giorgetti, da settimane impegnato a difendere dagli assalti la diligenza. C’è chi ha già redistribuito meriti e demeriti agli esecutivi passati e presenti, come se un governo fosse l’unico e immediato responsabile della ricchezza prodotta negli anni in cui governa. Al netto di tutto questo, però, c’è una buona notizia che merita maggior fortuna.
Sì, perché le cifre Istat ci suggeriscono che il rimbalzo del Pil nel periodo immediatamente successivo al Covid è stato anche più sostenuto di quanto si pensasse finora, a conferma del fatto che l’Italia abbia saputo produrre una reazione all’altezza dello choc pandemico, per certi aspetti sorprendente. È migliore del previsto anche il dato sul debito, più basso delle precedenti rilevazioni, e in questo caso la causa è nelle maggiori entrate fiscali, a loro volta impattate positivamente da un mercato del lavoro che gira e dunque genera gettito. Morale: l’Italia sarà vecchia e stanca, ma il tono muscolare non è del tutto compromesso e sa portare a casa il risultato anche e soprattutto quando il gioco si fa duro.
Che fare, a questo punto? Ci si può accontentare e chiudersi in difesa. Le circostanze macroeconomiche, assai complicate, lo giustificherebbero pure. Ma è anche vero che proprio dai dati emergono alcuni fattori, così tipici del sistema socio-economico italiano, che non solo lo tengono a galla ma riescono a spingerlo quando meno ce lo si aspetta.
È qui che vanno concentrati gli sforzi, affinché questi ingranaggi – le imprese, il lavoro, la produttività latente – possano regalarci tutto il loro potenziale, che ci è ancora in parte ignoto. A partire dalla prossima Legge di bilancio, che a fronte di uno spazio di manovra limitato conserva un valore segnaletico elevatissimo, soprattutto adesso che ci avviciniamo a metà legislatura.
La conferma del taglio al cuneo fiscale, per quanto onerosa, può dare qualche certezza in più a imprese e lavoratori. L’accordo con il sistema bancario per un prelievo extra su profitti mai così ricchi è una strada interessante per allungare un po’ la coperta là dove si può e quando si può, badando al sodo.
Ma le circostanze, nel bene e nel male, esigono qualcosa di più, di valenza strutturale, all’altezza di un contesto geopolitico sempre più sfidante e soprattutto di un sistema che, se stimolato, può offrire anche soddisfazioni ulteriori. Ed è proprio in questa direzione che si pone la riflessione per l’introduzione di una misura a favore della natalità, che sia una revisione dell’assegno unico o l’introduzione di sgravi fiscali ad hoc per coloro che hanno o avranno figli.
A questa Italia, che non corre ma non è neanche così morta come a volte ci fa comodo pensare, non serve una bandiera, non serve una mancia, servono novità vere – di forma ma soprattutto di sostanza – che esprimano un’intenzione e un’attenzione. All’Onu in questi giorni si parla del futuro del mondo, non rinunciamo a ragionare su quello dell’Italia e delle prossime generazioni.