Il direttore. Non ci sono battute innocenti in bocca a un uomo di potere
don Bruno Bosatra, Milano
Caro direttore,il mio stato d’animo di cittadino italiano è sotto i tacchi per le gravi offese-attacchi di Bossi, rivolte alla città di Roma e all’onore dei suoi cittadini. Il suo ultimo vituperio «Sono porci questi romani», credo vada oltre ogni limite di decenza. Sappia il nostro separatista leghista che i suoi frequenti improperi nuocciono maledettamente al prestigio di tutta l’Italia, Nord compreso. È ora di smetterla! Il ministro si preoccupi piuttosto di varare leggi utili al Paese, anziché perdersi in atteggiamenti insulsi e lesivi. Sono circa tre mesi che assistiamo impotenti al teatrino-giochetto tra Berlusconi, Fini e lui stesso. I nostri governanti escano dalle tenebre dell’approssimazione e dell’incertezza e imbocchino la via giusta per realizzare progetti davvero orientati al bene comune.Franco Petraglia, Cervinara (Av)
Mi colpisce, caro don Bruno, la sua finezza nel "leggere" la struttura della vecchia e greve «frasetta» inopinatamente portata all’onore delle cronache politiche del terzo millennio da Umberto Bossi. E, per quel che vale, aggiungo che anche a me pare di conoscerla da sempre, certo dalla mia frequentazione delle scuole elementari. Concordo dunque con lei nel giudicarla, in sé, nulla più di una innocua boutade. Credo che molti italiani nel riudirla avranno provato la stessa nostra sensazione di già sentito e, forse, anche un po’ di nostalgia per certe battute di un tempo: cattivelle eppure bonarie, comunque mai piegate alla demagogia e cariche di ingiustificabile e aggressivo politicismo. Mi pare però, gentile e reverendo amico, che proprio qui stia buona parte del problema. E arrivo a capire, perciò, il lettore Petraglia che lo pone con forse eccessiva indignazione, ma con giustificata urgenza. Il problema sta nell’uso contundente di quell’«ottonario» (peraltro metricamente guastato in un non cantabile «novenario»...) e in certe toppe peggiori del buco messe tra ieri e oggi. Riti di una politica delle chiacchiere lontana anni luce dai problemi veri del Paese. Credo insomma che l’onorevole Bossi, ministro della Repubblica italiana, dovrebbe usare il ruolo che riveste con autentico rispetto per tutti i cittadini italiani e per la loro intelligenza. E vedo che, ieri, questo gli è stato autorevolmente ricordato da più parti e dallo stesso presidente del Consiglio.Anche perché – come ama ricordare quel Giulio Andreotti che anche lei cita, caro don Bruno – «a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca». E più di qualcuno in queste ore ha pensato che nel cuore di «Roma capitale» (come ha definitivamente sancito una legge votata anche dalla Lega Nord) c’è Palazzo Chigi. Se un ministro e leader politico importante spara su Roma, è difficile che non si ricordi che lì c’è il "suo" governo e non sappia di essere all’antivigilia di un cruciale voto di fiducia. Non ci sono battute innocenti in bocca a un uomo di potere. Il Senatùr, da così tanti anni sulla scena, lo sa bene.