Opinioni

Il direttore risponde. «Non bestemmi, prego». In genere si viene ascoltati

Marco Tarquinio giovedì 14 gennaio 2016
​Caro direttore,lavoro in un ufficio spedizioni. Stamani è arrivato un autista algerino o marocchino e gli ho detto che avrebbe dovuto aspettare una mezzora poiché il magazziniere era impegnato con un altro scarico. L’autista ha bestemmiato e io gli ho fatto notare che nel mio ufficio non si bestemmia; che sono un cattolico praticante e che la bestemmia offende. Mi ha guardato come se fossi un marziano e comunque è andato via. Senza scomodare sociologi, politici, mass media (si fa per dire), perché la bestemmia è diventata per noi occidentali “sopportabile”?Marco Sostegni - Vinci (Fi)
Posso solo dirle, caro signor Sostegni, che lei ha fatto bene a “non sopportare”. Anch’io – ormai da una vita intera – chiedo sempre con gentilezza e fermezza di smettere a chi bestemmia a portata delle mie orecchie. E spiego che, oltre al dolore morale, a causa di quell’improperio provo anche un profondo disagio fisico. In genere, per fortuna o per grazia, vengo ascoltato. Non saprei però valutare se oggi queste invettive siano diventate più frequenti di un tempo, a me anche una sola pare di troppo.