Opinioni

Il direttore risponde. Niente giochi: vogliamo scegliere

Marco Tarquinio venerdì 21 settembre 2012
​Caro direttore,
le propongo un argomento che mi sta a cuore e che è tornato, al momento, di viva attualità: mi riferisco alla legge elettorale. Tutti siamo d’accordo sul fatto che quella vigente sia veramente infelice, perché non permette all’elettore di scegliere il suo candidato per via delle liste bloccate decise dai partiti. Ciò premesso, mi sembra che ne sia in pentola una ancora peggiore e cioè il ritorno ai collegi elettorali, laddove l’elettore avrebbe la possibilità di scegliere non fra più liste, ma esclusivamente in una rosa di un unico candidato per ciascun partito-schieramento, in pratica fra due, dato che il sistema permette a un solo candidato per collegio di essere eletto. Accanto ai collegi sussisterebbero, pare, liste per eleggere una parte dei parlamentari e queste liste sarebbero... bloccate! In conclusione avremmo la combinazione dei due peggiori sistemi! Il Parlamento è sovrano e farà quel che vuole, ma non ci si prenda in giro dicendoci che così saremmo più liberi di scegliere! Inoltre i collegi elettorali favoriscono i due partiti maggiori tagliando possibilità ai partiti minori. È opportuno evitare l’eccessiva frantumazione dell’elettorato con uno sbarramento, ma non lasciare il totale monopolio della politica ai due partiti maggiori, negandoci inoltre la possibilità di esercitare in questi due contenitori, espressione di tante anime diverse al loro interno, la preferenza per un candidato che risponda maggiormente al pensiero dell’elettore. E infine è matematicamente certo che, a seconda della distribuzione e della concentrazione dei voti nei vari collegi, possa venir fuori una maggioranza parlamentare diversa da quella delle urne.
Mi pare dunque che il sistema migliore sia ancora quello proporzionale, con una preferenza, ed eventualmente qualche correttivo, quale un tetto di sbarramento (ad esempio il 5%) e un modico premio di maggioranza, Io ho votato per la prima volta nel 1953, quando si trattò da "legge truffa" quella che prevedeva un premio di maggioranza alla coalizione vincente che avesse raggiunto una certa percentuale, che poi non fu raggiunta...
Benedetto Patrizi, Roma
La sua riflessione è interessante e motivata, caro signor Patrizi. Su questo o quel dettaglio di una nuova e indispensabile legge elettorale potremmo discutere, ma anch’io valuto con grande favore lo strumento della preferenza unica. I lettori come lei lo sanno bene, visto che l’ho scritto più volte, e l’11 agosto scorso ne ho rispiegato il perché proprio in questo spazio. Trovo utile ribadirlo, perché vedo una strana operazione in corso: le vicende laziali di malapolitica hanno portato alla ribalta personaggi molto discutibili e molto votati, e per questo a qualcuno non è parso vero di potersi scagliare di nuovo (visto che per le elezioni regionali la preferenza si può esprimere) contro la libera scelta dell’elettore per uno dei candidati in lista. Attenti, cari amici, c’è aria di giochetti, furberie e di una truffa vera (non come quella, inesistente, della legge elettorale degasperiana del 1953)... Un uso sbagliato del denaro non significa che lo si debba abolire, così come l’esistenza dei piromani non può indurre a proibire l’uso del fuoco... Insomma: nessuno si illuda di usare la malapolitica per continuarne una delle sue pratiche peggiori: quella che ci nega il diritto di eleggere i nostri parlamentari nel modo più libero e democratico possibile. A noi cittadini elettori deve essere restituito – e restituito adesso – il potere di scegliere anche le persone che ci rappresentano.