Il direttore risponde. «Non son profugo, ma per un nulla...» Già, nessuna barriera ha il verso giusto
Gentile direttore,
nel gioco delle coincidenze della vita le distanze chilometriche hanno il valore del lancio dei dadi. In sole tre generazioni io, nato e cresciuto a Verona, mi ritrovo con radici da Torino a Palermo e in questi 1.590 km di strada la mia vita avrebbe potuto vivere innumerevoli fatalità solo spostando di qualche grado questa distanza. Avrei vissuto il franchismo in Spagna fino al 1975, magari a Barcellona a soli 1.123 km di strada da Verona o a Valenza distante 1.465 km, meno della distanza natale dei miei nonni. Avrei visto la guerra a Sarajevo tra il 1992 e il 1995. Chissà tra quale etnia visto che dista da Verona solo 881 km. Era il 1999 e se il fato, o chi per esso, mi avesse parcheggiato a soli 990 km di strada da Verona, potevo trovarmi a Belgrado sotto i bombardamenti Nato. Nel 1989, a soli 1.112 km da Verona avrei potuto partecipare alla dimostrazione di Timisoara preludio della caduta di Nicolae Ceausescu. Ma sempre nello stesso anno potevo trovarmi a Berlino est e spingere il muro fino a farlo cadere visto che dista solo 1.019 km da Verona. Di certo il 7 agosto 1991 mi sarei trovato sulla nave Vlora in fuga dall’Albania per Bari visto che Tirana dista appena 1.115 km da Verona. Per un pelo, a soli 1.551 km di auto da Verona, il 14 agosto 1980 poteva la sorte pormi come uno scioperante dei cantieri navali Lenin di Danzica con Solidarnosc. Avrei potuto vivere a soli otto anni la primavera di Praga se solo fossi nato nell’allora Cecoslovacchia ad appena 813 km di asfalto da Verona oppure, il 13 novembre 2015 avrei potuto essere al “Bataclan” a non più di 1.000 km da Verona.
Ma Dio poteva scegliere Tunisi per me e nel dicembre 2010 sarei stato nella folla della primavera araba a soli 962 km di distanza in linea d’aria. Lui avrebbe potuto “spostarmi”, senza neanche percorrere la strada, anche a Homs, in Siria, a 2.500 km...
Quanto poco basta, in fondo, per trovarsi dalla parte dei migranti, tra i profughi, tra gli sfollati, tra i dimenticati da Dio e dall’uomo; una manciata di km, un lancio di dadi.
Maurizio Grotta - Verona