Non ci siamo fatti da soli. Natura, nascita, Natale
Natura, nascita, Natale... sono parole che hanno la stessa radice. Basterebbe questo a vedere la straordinaria attualità dell’evento che chiamiamo Natale. La nostra epoca infatti è sovrastata e visitata a ogni livello dal problema della “natura”. Se ne esprime la nostalgia, la voglia, quasi la mania in modi multiformi. Si desidera tutti essere più “naturali”: ad esempio, attraverso il sorgere di prodotti e locali marcati “bio”, di nuove forme di alimentazione o di ginnastica o di consumi. Il grande tema del rispetto e della salvaguardia della natura a cui il Papa ha dedicato un’enciclica è esploso in questi anni e continua a offuscare e inquietare l’orizzonte.
Dunque la natura, ovvero quel che è “nato”, attira proprio perché è nascente, perché comunica una forza misteriosa di nascita e rinascita, una energia potente e salutare. Ma a volte la medesima natura ci scandalizza, con terremoti e altri fenomeni che, incuranti delle nostre piccole vite, ci travolgono e ci spezzano di pianto. Così rimaniamo smarriti e non sappiamo più se desiderare ciò che è naturale. Quella natura tanto rincorsa, ci atterrisce. Il Natale – la sperdutissima nascita di un Dio «che ride come un bimbo», come dice Ungaretti – interviene esattamente su questa faccenda. Entra in merito, se così si può dire, su una delle faccende oggi più discusse. Vogliamo essere naturali o artificiali? E cosa significa allora vivere in modo naturale?Dio, facendosi carne, vuole mostrare la nostra vera vita naturale. Non si tratta di essere più “vicini” alla flora e alla fauna, né tantomeno di concepirsi come una forma evoluta di sedano o di topo. C’è un modo diffuso di pensare: essere “naturali” coincide con una uscita dalla natura umana in favore di una indistinta zona tra l’animale e il vegetale. In un’epoca che peraltro è ormai nella vita di tutti segnata dall’avvento di sistemi ipertecnologici, diventati addirittura “protesi” indispensabili per la vita quotidiana, la confusione tra artificiale e naturale regna sovrana. Alla smodata passione per un formaggio realizzato con metodi ancestrali, si accompagna l’impossibilità di rinunciare all’ultimo ritrovato hi-tech (peraltro spesso prodotto non senza problemi per l’ambiente e il lavoro umano).
Ma cosa dice il Natale, dunque, al nostro sacrosanto desiderio di vivere in modo naturale? Che esso dipende dalla riscoperta dell’esser nati, dell’essere segnati dalla nascita, dalla evidenza di non essersi fatti da soli. Vivere secondo natura significa ammirare e interrogare la propria nascita. Di questa evidenza, che la ragione non dovrebbe mai dimenticare, la nascita di Gesù ci fa fare memoria. Mostrando che cosa è e da dove viene la nascita, da un Padre che vuole il nostro bene. Grazie al Natale nascere non è appena un fuoriuscire dal ventre di una donna per entrare a caso in un magazzino caotico chiamato mondo. No, dopo la nascita di Cristo, nascere è essere voluti. Lo ha mostrato con la sua carezza alle sofferenze degli uomini e il suo bene splendido, dolce, con il richiamo alla semplicità del fiore di campo e ai capelli che sono contati, con il sorriso ai bambini, ai doloranti, con l’affidamento fino al sacrificio. Nascere è essere voluti. La memoria della nascita – attraverso il Natale – può essere la vera vita naturale.In questi tempi, molti slogan, molti annunci legati a banali scientismi, ma anche progetti largamente finanziati da comunità internazionali e da soggetti potenti di varia natura, intendono invece dimostrare la capacità dell’uomo di “farsi da solo”. E, intorno alla nascita, alle possibilità di realizzarla, di dominarla, di progettarla, si sono mossi interessi enormi, e poi leggi, sentenze...
ll filosofo che ipotizzava la nascita di un Superuomo diceva che tale poteva essere solo se avesse censurato la propria nascita, e dimenticato la evidenza di non essere nato da sé, padrone di sé stesso. La mentalità dominante opera tale censura, sparge il veleno della dimenticanza, spesso le leggi stesse che questa mentalità favorisce e promuove sono dettate da tale oscuro desiderio di censura. Come se la nascita fosse il vero scandalo della nostra epoca. Ma ancora arriva la Sua nascita...