Opinioni

Consigli al ministro Fontana. No alle contrapposizioni e un po' di portafoglio

Eugenio Mazzarella martedì 5 giugno 2018

Caro direttore,

è una buona notizia, nella buona notizia (un Ministero per la Famiglia), l’intenzione dichiarata ad 'Avvenire' dal neo ministro Lorenzo Fontana di volersi «battere contro il declino demografico» del nostro Paese. In una crisi demografica che: a) a livello europeo configura per l’Europa alla fine di questo secolo, più ancora che una crisi economica e sociale (che pure sarà, magari temperata da flussi migratori, cui bisognerà saper guardare con generosità e intelligenza insieme), una crisi di civiltà, come crisi che i valori europei potranno dare alla globalizzazione in uno scenario in cui gli europei sono previsti passare dal 10% attuale al 7% della popolazione mondiale, e b) a livello italiano ci vede a rischio di essere tra settant’anni appena 39 milioni, i numeri del censimento del 1920, la dichiarazione del neo ministro è il minimo necessario di un impegno 'nazionale' che un governo, che guardi (finalmente!) al di là della congiuntura del suo mandato, possa e debba assumere. Quale che sia il suo colore.

Quindi c’è solo da augurare a questo intento il massimo di successo, nella consapevolezza della difficoltà, anche culturale, di invertire la propensione a far figli in società come quelle europee dove allo stile di vita consumistico si lega la pressione del disagio economico in un mix deprimente la natalità. E anche la dichiarazione di guardare all’esperienza francese di sostegno alla famiglie è un buon viatico. È per questo che, in una sostanziale sintonia con gli intenti del neo ministro, ci permettiamo alcuni consigli. Il primo è avere la massima cura a non far entrare in contraddizione il sostegno alla famiglia generativa con i 'diritti civili'; che per altro è una contraddizione tutta ideologica e che non sta nei fatti delle reali dinamiche sociali e demografiche. Questo aiuterà a far diventare il sostegno alla famiglia una condivisa priorità della comunità nazionale, anche di chi alla famiglia generativa o alla famiglia tout court non si senta, quale che sia il motivo, 'vocato'. Insomma, a non far diventare una tema di 'comunità' un tema di 'destra'. Equivoco esiziale che ha ammorbato non pochi dibattiti in questo Paese, ricordando che una comunità è tanto più forte e tanto più giusta, quanto più nella difesa delle sue ragioni sostanziali sa rispettare la singola individualità. Fondamentalmente è la bussola 'personalista' del rapporto individuo-comunità che non va persa.

Il secondo consiglio è farsi fornire di un 'portafoglio' adeguato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze per affrontare con possibilità reali di successo la sfida che dichiara di voler lanciare per il nostro futuro. Per altro tutelare la natalità e la famiglia vorrà dire spingere il Mef a 'finanziare' la sicurezza esistenziale dei nostri giovani, e quindi a migliorare le logiche del mercato del lavoro temperando un’insostenibile precarietà, distruttiva di qualsiasi futuro. Fontana si sieda, dunque, al tavolo con i ministri Tria e Di Maio, e consenta per la sua parte al neo premier Conte di essere, come ha dichiarato, l’«avvocato di tutti gli italiani», e soprattutto dei più importanti: quelli che devono ancora nascere.

Già deputato del Pd, ordinario di Filosofia teoretica, Università Federico II

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