Opinioni

Il direttore risponde. Napoli, le «maledizioni» non si sconfiggono volando via

giovedì 30 settembre 2010
Caro direttore,purtroppo siamo punto e a capo. Si torna a rivivere tutto il disagio del grave problema dei rifiuti che affligge Napoli e buona parte della Campania. A proposito di ciò mi torna in mente un anatema che il nostro Salvatore Di Giacomo riportò in uno scritto nel 1886. Sì, avete letto bene: nel 1886, ben centoventiquattro anni fa, Di Giacomo scriveva: «La mia fissazione è questa, che Napoli è una città disgraziata, in mano di gente senza ingegno e senza iniziativa. Tutto procede irregolarmente, abbandonato ai peggiori». Con una condanna tanto cruda, che la città si porta sul groppone, sarà mai possibile ripulirla da tutte le "monnezze" – materiali e morali – che la insozzano? Che facciamo? Chiediamo aiuto agli esorcisti? Speriamo nella bacchetta magica dei politici? Continuiamo a confidare – invano – nel risveglio delle coscienze? Aspettiamo il bel "principe azzurro" che con il suo bacio trasformi la "Napoli-rospo" in "città regina"? Da secoli aspettiamo "amministratori" che davvero amino la nostra terra, che la curino con capacità, intelligenza e onestà. Da secoli speriamo che in tutti noi si risvegli l’orgoglio e la consapevolezza di essere nati in una delle più belle città dell’universo. Speriamo... aspettiamo... e moriamo nella "monnezza". La gente perbene non ha "potere"; chi amministra non è "illuminato", ed eccoci precipitare giorno dopo giorno, sempre più, nel "buco nero" della dannata rassegnazione! E allora, cosa fare? Ai giovani, a quelli "buoni", che pur tentano quotidianamente di operare onestamente, ai giovani che vogliono "crescere", che non intendono svendere la loro dignità in cambio dei privilegi del malaffare e della corruzione, dico: mettete le ali alle vostre speranze e volate lontano, ci sono terre dove troverete le giuste risposte alle vostre aspettative, dove la dignità del civile vivere quotidiano è presente in ogni pietra e in ogni cuore. Leggetela la storia: Napoli, Campania, Meridione sono da sempre terre di conquista, e noi sempre ad applaudire il conquistatore di turno, e per un tozzo di pane o di qualche fatua concessione – tranne l’eroica ribellione di qualcuno – ci siamo lasciati calpestare nella dignità e nell’orgoglio. Altro non sapevamo fare che recitare: «Napule è tale e quale a ’o franfellicco, ognuno vene, allicca, arronza e se ne va!». Giovani, mettete le ali ai vostri sogni e alle giuste speranze, volate lontano, quanto più possibile: il meridione, così per come è oggi e per come si stanno mettendo le cose in questa Nazione, è destinato, purtroppo, a diventare una "colonia della Padania".

Raffaele Pisani

Se la risposta fosse la fuga, gentile e desolato signor Pisani, allora saremmo davvero e definitivamente «punto e a capo». E non solo sul fronte della «monnezza». Ma la risposta non è mai la fuga, in nessun luogo e in nessuna circostanza. E per la sua gente Napoli, città di contrasti e sfida comunitaria ardua e affascinante, non può e non deve diventare quello che è stata per troppi altri lungo la sua millenaria storia: un ciondolo («’o franfellicco») da usare e godere malamente e, poi, da abbandonare. Faccio fatica a scrivere tutto questo, perché è facile essere saggi a parole, mentre non è per niente semplice esserlo nella vita di tutti i giorni in contesti che è eufemistico definire «duri». Eppure mi faccio forza e le rispondo, sino in fondo, io stesso anche con qualche ruvidezza che spero mi perdonerà. Gli amministratori «innamorati, intelligenti e onesti» non si aspettano, si esprimono (il che vuol dire fare più di una mera scelta, quella che alle elezioni comunali e regionali è comunque possibile anche attraverso la preferenza alle singole persone). Le terre dove è possibile la «dignità del civile vivere» non sono in un qualche altrove, sono là dove siamo capaci di affermare dignità e civiltà: non si può, insomma, immaginare di volare via per cercare un luogo felice dove appollaiarsi facendolo nostro, perché qualunque terra – persino quella in cui siamo nati – bisogna camminarla, lavorarla e rispettarla perché ci appartenga e dica anche di noi. Il governo centrale e i governanti locali sono messi, di nuovo, in punto di reputazione anche al cospetto del mondo. Ma deve’essere chiaro che la maledizione delle «monnezze» (morali e materiali) non si sconfigge andandosene e lasciandole dove sono, ma non facendole accumulare: con buone pratiche (quelle che le parrocchie napoletane insegnano per far crescere buoni cristiani e buoni cittadini, e con generosa supplenza educativa per creare la "cultura" minore e utilissima della raccolta differenziata), strumenti adeguati (rispetto della legge e termovalorizzatori compresi) e piena consapevolezza che i problemi – come i sogni – non si possono sempre esportare. No, caro amico, la fuga è l’unica risposta sbagliata. Anzi non è proprio una risposta, sarebbe solo una resa alla logica dei camorristi, degli inquinatori e dei corrotti, di coloro che nel deserto della speranza costruiscono feudi d’illegalità. E anche a Napoli – lo stiamo raccontando sulle pagine di Avvenire ogni volta che possiamo – in tanti si battono, giorno dopo giorno, tra mille difficoltà e assurdità, per ripulire la faccia della propria terra. Volare davvero è restare, e stare con loro.